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Karl Rappan, il riformatore del calcio europeo

Rappan

Karl Rappan, il riformatore del calcio europeo

Uno degli argomenti che i mass media trattano con maggiore rilevanza nel Bel Paese è, senza dubbio, il Campionato di Calcio. Del resto la passione per il calcio degli italiani è stata sovente oggetto di motteggio, ricordate Winston Churchill?  “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”

E allora cogliendo l’occasione dell’inizio del campionato, e per alleggerire un po’ rispetto agli ultimi ritratti, quello di questa settimana è dedicato ad un allenatore e manager che ha fatto la storia di questo sport: Karl Rappan.

Karl Rappan nacque a Vienna il 26 settembre 1905 e come calciatore ha giocato nel ruolo di centrocampista offensivo nel Wacker Vienna dal 1924 al 1928, nell’Austria Vienna e nel Rapid Vienna dal 1928 al 1930 (vincendo un campionato austriaco e una Coppa Mitropa, un anno con l’uno e un anno con l’altro), per poi approdare al Servette, in Svizzera dove dal 1932 al 1935 svolse il ruolo di giocatore-allenatore. L’epoca del calcio di Rappan era quella della tradizione del calcio austriaco, costola di quello danubiano, denotato dal gusto per il bel gioco ma anche da un istinto speculativo; insomma il Metodo classico Mitteleuropeo che avrebbe lanciato in tutta Europa grandi allenatori. In una amichevole tra Rapid, dove all’epoca militava, e Zurigo, notò che la formazione elvetica teneva un solo difensore libero da marcatura davanti al portiere, facendo sì che l’altro si occupasse in via esclusiva del centravanti avversario, in modo da liberare da tale compito il centromediano. Un dettaglio tecnico che non gli sfuggì: aveva capito che in tal modo, in presenza di un divario tecnico notevole con l’avversario, e il calcio svizzero era molto più indietro di quello austriaco, ciò permetteva di limitare i danni. Iniziò a mettere subito in pratica questa idea dal 1932, quando divenne allenatore del Servette di Zurigo, con cui vinse due campionati nella stagione ‘32-’33 e ‘33-’34. Rappan, per ottenere una maggiore copertura difensiva, ebbe l’idea di togliere un giocatore dal centrocampo e posizionarlo in linea con i difensori, esentandolo da qualsiasi compito di marcatura fissa: il libero era infatti destinato ad eventuali raddoppi di marcatura e a recuperare i palloni sfuggiti ai compagni di reparto. Il centromediano diventava esclusivamente il primo costruttore di gioco e spazzino d’area e cinque altri giocatori (il trequartista, i due terzini, il regista e il mediano) arretravano a dargli manforte, lasciando in avanti solo l’ala tornante, l’ala sinistra il centravanti. La concentrazione di uomini a immediato ridosso della difesa aveva lo scopo di proteggersi dagli assalti avversari, per poi improvvisamente ripartire in contropiede con gli uomini d’attacco, avendo l’altra squadra lasciato ampi spazi a disposizione.

Inventò quello che negli anni ‘60, con alcune variazioni tattiche, sarebbe diventato il Catenaccio all’Italiana. La carriera da allenatore fu ricca di soddisfazioni: con il Servette vinse un altro campionato nel ‘49-’50 e una Coppa di Svizzera nel ‘48-’49; con il Grasshoppers ottenne invece molti più successi, per la precisione 5 campionati svizzeri e 7 Coppe di Svizzera tra il 1936 e il 1946. La fama europea Rappan la raggiunse alla guida della nazionale rossocrociata nel 1938: con il suo “verrou” (bullone, catenaccio) tattico riuscì incredibilmente ad eliminare la Germania, forte dell’annessione dei giocatori austriaci, ai mondiali del ‘38, sconfiggendola con un clamoroso 4 a 2. Venne poi eliminato dall’Ungheria (2 a 0) che perse poi in finale con l’Italia. Guidò la nazionale elvetica per tre Mondiali: Francia 1938, Svizzera 1954 e Cile 1962, portando la compagine svizzera ai quarti nel 1954, eliminando gli Azzurri. Finì la sua carriera dapprima nel Losanna come allenatore (‘64-’68) e poi al Rapid Vienna come direttore tecnico, ritirandosi definitivamente nel 1971.

L’impegno di Rappan nel calcio non si limitò al solo ruolo di giocatore e allenatore.

A livello di competizioni il mondo calcistico europeo era estremamente fluido e con buona approssimazione potremmo dire che vi erano, nel 1960, cinque competizioni principali.

La Coppa dei Campioni, nata nel 1955, alla quale partecipavano le vincenti dei 32 campionati nazionali con tabellone ad eliminazione a partire dai sedicesimi (fino al ‘61 anche la seconda, se la vincente della Coppa era anche trionfatrice del torneo nazionale); La Coppa delle Coppe, nata nel 1960, che ricalcava la formula della Coppa Campioni, ma che vedeva partecipare le vincenti delle Coppe Nazionali; la Coppa delle Alpi, anch’essa del 1960, tra 8 squadre italiane e 8 squadre Svizzere a cui si aggiunsero tedesche e francesi, diminuendo il numero di partecipanti per nazione; la Coppa Mitropa, erede della vecchia Coppa dell’Europa Centrale, che dal 1955 era aperta solo a club di Austria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria e Italia; e infine la Coppa delle Fiere, terza per importanza dopo Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe. Sulla Coppa delle Fiere apriamo una breve parentesi: essa era nata nel 1955 ed era un torneo su base triennale prima, biennale poi e annuale ad eliminazione diretta con incontri andata e ritorno dal 1960 (terza edizione), alla quale erano ammesse le città (e poi le squadre) che avevano una fiera internazionale. La Coppa fu voluta dal vicepresidente della Federation Internationale de Football Association (FIFA), Ernst Thommen, dal segretario della Football Association, Stanley Rous, e da Ottorino Barassi, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio nonché membro della FIFA. La ragione era quella di rilanciare il mercato delle città fieristiche considerato che il piano Marshall dava incentivi alla organizzazione di fiere internazionali. A partire dal 1965 divenne nota come la “Coppa dei Secondi”, perché ad essa vi potevano partecipare solo chi non aveva accesso alla Coppa delle Coppe e alla Coppa Campioni. Nel 1970 contava 64 squadre partecipanti, avendo subito numerose variazioni ai regolamenti. Dal 1970 in poi si trasformò in Coppa UEFA, venendo posta sotto l’egida federale.

Nel quadro di queste Coppe si aggiunse anche la Coppa Rappan, ideata appunto dall’allenatore austriaco in collaborazione col già menzionato Ernst Thommen. La Coppa Rappan nacque nel 1961, organizzata dal quotidiano svizzero “Sport”, ed era fortemente sostenuta dalla “Sport-Toto-Gesellschaft” società di scommesse guidata da Thommen, per guadagnare ulteriormente sul calcio estivo. La Coppa fu anche detta Coppa dei Senza Coppe: la UEFA, che non gradiva il coinvolgimento della società di scommesse, accettò la competizione ma decise non essere ufficialmente coinvolta, proibendo la partecipazione alle squadre che già giocavano le tre competizioni maggiori. La formula che Rappan pensò era quella della fase a gironi seguita da turni a eliminazione diretta: la fase a gironi del torneo fu sempre disputata durante la pausa estiva, mentre i turni ad eliminazione diretta durante la stagione regolare, concordando tra i vari club le date fra quelle disponibili. Alla fine emergeva una sola squadra vincitrice. Data la complessità e la lunghezza del torneo, con la fase a gironi della Coppa successiva che iniziavano a ridosso delle finali di quella in corso, e considerata la difficoltà di trovare date disponibili, la Coppa Rappan cambiò formato e denominazione: venne eliminata la fase a eliminazione diretta e la competizione contemplò solo gironacci all’italiana di numero e partecipanti variabili (si andò, nel corso degli anni da un massimo di 4×14 a un minimo di 4×7, eccetto gli ultimi anni che videro la formula 5x ) . Pertanto vi era un vincitore per ogni girone e contestualmente la Coppa Rappan venne denominata Coppa Intertoto.

Il mondo della competizioni calcistiche andò incontro nel corso degli anni ad una razionalizzazione che, se ci perdonate il termine, potremmo dire “weberiana”. La Coppa delle Fiere divenne, come già detto Coppa UEFA con l’introduzione del ranking e di turni preliminari; la Coppa delle Alpi perse progressivamente di importanza fino a sparire nel 1987; la Coppa Mitropa nel 1978 si trasformò in una coppa paneuropea per tutte le vincenti dei rispettivi campionati di secondo livello, per poi essere soppressa nel 1992; la Coppa delle Coppe sparì nel 1999 confluendo nella Coppa UEFA che vide aumentato il numero dei suoi partecipanti oltre i 64 con modificazioni al ranking.

La Coppa Rappan seguì lo stesso destino: fino al 1995 era un torneo non ufficiale, ma da quella data la UEFA assunse il controllo ufficiale del torneo cambiandone il formato: 60 squadre suddivise in 12 gironi da 5, con le 16 migliori che si affrontavano poi in un torneo ad eliminazione. Le vincitrici dei due tabelloni da 8 avrebbero partecipato alla Coppa UEFA. L’Intertoto UEFA sperimentò varie formule nel corso del tempo: la fase a gironi venne cancellata nel 1998, rimanendo solo l’eliminazione diretta, con 3 vincitrici che accedevano alla UEFA. Grosso modo questa formula andò avanti fino al 2009, anno in cui Platini soppresse l’Intertoto, portando a 4 turni preliminari la Coppa UEFA che venne rinominata Europa League. Rappan morì 90 a Berna nel gennaio del 1996.

11 – Liliuokalani, l’ultima regina delle Hawaii

12 – Lev Trotsky a ottant’anni dall’assassinio

13 – Corneliu Codreanu, un “legionario” tra ultranazionalismo e misticismo

14 – Porfirio Diaz, tra dittatura e positivismo

15 – Karl Rappan, il riformatore del calcio europeo

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Laureato magistrale in Scienze Filosofiche all'Università degli Studi di Milano, è attualmente consigliere comunale nel paese di Cesano Boscone.

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