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Idris il Senusso, padre della Libia

Libia

Idris il Senusso, padre della Libia

Molte delle dinamiche che hanno reso cruciale  la Libia nel secondo dopoguerra sono dovute alle azioni avviate da un sovrano importante: Idris di Libia, re del paese tra il 1951 e il 1969

Idris al-Senussi nacque a Giarabub il 12 marzo 1889, nel deserto libico orientale di Cirenaica ed era appartenente alla più nobile famiglia della confraternita dei Senussi, era infatti figlio del capo supremo dell’ordine Sufi Senussi Muhammad al Mahdi al-Senussi e nipote del fondatore dell’ordine, Muhammad Alì al-Senussi, algerino. La Senussya è un tariqa (confraternita) religiosa lontana dal misticismo tradizionale, che mirava ad una unione mistica con Maometto, piuttosto che con Allah, non rifiutando l’impegno politico, nel senso del potere di governare un dato territorio. La Senussya era caratterizzata da un rigorismo religioso (per certi aspetti simile a quello dei wahhabiti) e da un impegno sociale e nel lavoro che portò molti benefici alle tribù beduine e alla sviluppo delle oasi da esse abitate. Muhammad al-Senussi fondò la prima zawiya nel 1837 alla Mecca, dove aveva compito i suoi studi, spostandosi poi in Egitto e libia, intensificando la sua propaganda e stabilendo la sua capitale a Giarabub. Muhammad al Mahdi regnò per 43 anni, dal 1859 al 1902, e furono anni di grande prosperità per la congregazione: le zawiya da 22 divennero 100, venne acquisito il controllo del traffico carovaniero che andava dall’Africa equatoriale al Sahar nord-orientale e furono definitivamente convertiti i pagani che abitavano ancora le regioni attorno al Lago Ciad. Per ragioni politiche la capitale fu trasferita a Cufra (1895) e poi a Gauro (1899). Alla sua morte Idris aveva solo 12 anni e quindi il potere, per volere al-Mahdi passò al nipote Ahmed al-Senussi. La situazione per i Senussi iniziava ad essere complicata, infatti i francesi iniziavano a penetrare nel territorio ciadese, avanzando verso Kanem. Ahmed provò a opporsi ma dovette cedere nel 1909 con la caduta di Wadai. 

Con la scoppio della Guerra di Libia e dell’invasione italiana nel 1911, i Senussi si schierarono dalla parte ottomana, contro i colonizzatori ed ebbero buon gioco nell’unificare le tribù beduine di Fezzan e Cirenaica, arrestando l’avanzata italiana a Derna, impedendo,almeno fino al 1815, la  penetrazione italiana nell’entroterra. La prima guerra mondiale cambiò anche la leadership della Senussya. Ahmed era infatti filo ottomano mosse guerra, sollecitato dalla Porta ai britannici in Egitto. Tra il 1915 e il 1916 riuscì a mettere in difficoltà gli inglesi, arrivando fino a Sallum, ma la controffensiva britannica lo costrinse a ripiegare in Libia con una certa celerità, cove però ad attenderlo c’erano gli italiani. Abdicò quindi in favore del 26enne cugino Idris, che fino a quel momento era stato piuttosto marginale nel governo della Senussya. Spettò a lui condurre i negoziati sia con gli inglesi che con gli italiani. Gli inglesi gli riconobbero subito il titolo di “Emiro” legittimandolo così non solo presso la sua tribù ma anche presso gli alleati cisalpini. Con la mediazione inglese negoziò con il governo di Roma, nel 1917, l’accordo di Acroma, che in realtà era un modus vivendi trilaterale: tutte le zawiya in Egitto venivano chiuse; i Senussi cessavano ogni ostilità con l’Italia, rilasciando i prigionieri di guerra; Idris riconosceva l’autorità italiana su Tripolitania e Fezzan mantenendo in cambio il governo si Gialo, Angila, Giarabub e Cufra, oltre alla gestione del traffico carovaniero verso l’Egitto. 

Alla fine della prima guerra mondiale però l’Italia non sembrava in grado di mantenere il controllo sulla colonia in cui nacque l’effimera Repubblica Tripolitana. Idris seppe destreggiarsi bene, nonostante la fallita invasione della Tripolitania e la sconfitta nella battaglia di Bani Walid. Roma, che aveva già subito lo scacco nella Battaglia di Bu Hadi nel 1915 da parte di Ramadan Sewehli, a capo della Repubblica, cercò nuovi accordi nel 1919: a tutti i libici veniva concesso il diritto a una cittadinanza libico-italiana congiunta mentre ogni provincia doveva avere un proprio parlamento e consiglio direttivo. In più, a Idris, con l’accordo di el-Regima veniva riconosciuto il titolo di Emiro e l’amministrazione con funzioni di polizia delle zone in suo possesso, oltre a uno stipendio mensile. Con la morte di Ramadan nel 1920 la Tripolitania cadde in una guerra civile e venna offerto a Idris la possibilità di unificarla alla Cirenaica di cui era emiro. Dopo 2 anni di negoziati, Idris, all’inizio riluttante per timore di un intervento italiano e perché in violazione degli accordi di el-Regima che erano internazionalmente riconosciuti (riconoscimento che mancava alla Repubblica), accettò. La riconquista italiana della Tripolitania era però iniziata già sul finire del 1921 e nel 1923 gli italiani avevano occupato l’altopiano del Gebel costringendo Idris all’esilio in Egitto da cui continuava ad essere riferimento e a finanziare la guerriglia dei Senussi in Cirenaica e Fezzan, guidata dall’Imam senussita Omar al-Mukhtar, “il leone del deserto”. Furono i terribili anni della guerra tra Senussi e Regno d’Italia. La repressione italiana fu spietata e molti furono i crimini di guerra delle truppe di occupazione al comando di Graziani (confische arbitrarie di beni, campi di concentramento, eccidi, violenze). I Senussi persero il loro dominio: le zawiya e le moschee vennero chiuse,  le proprietà confiscate, le pratiche religiose proibite. Nel gennaio 1931, gli italiani conquistarono Cufra, dove i rifugiati Senussi furono bombardati e mitragliati dagli aerei mentre fuggivano nel deserto. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con l’ingresso italiano nel conflitto, i senussi di Idris sostennero i britannici nel loro sfondamento in Libia, istituendo un corpo di fanteria volontaria di 5 battaglioni con compiti di gendarmeria e supporto, che operò in Cirenaica, avendo come base Bengasi. In cambio di questo sostegno, i delegati cirenaici e tripolitani chiesero al governo di Sua Maestà l’indipendenza al termine del conflitto, proponendo Idris come figura di garanzia. Il capo senusso avrebbe preferito un protettorato britannico ma cedette alle pressioni. La Senussya dominò il Congresso Nazionale istituito nel 1946. Il 10 febbraio 1947 fu firmato il trattato di Parigi con cui si sanciva la rinuncia italiana ai propri diritti sui territori dell’ex impero, senza definire però il futuro delle colonie prefasciste tra le quali la Libia che dal 1943 era sotto controllo anglo (Tripolitania e Cirenaica)- senusso (Cirenaica)-francese (Fezzan). De Gasperi e Sforza riuscirono in un capolavoro politico e diplomatico in occasione della firma dello statuto del Consiglio d’Europa, 5 maggio 1949: l’accordo Bevin-Sforza. Questo prevedeva la divisione della Libia in tre: la Cirenaica al Regno Unito, il Fezzan alla Francia, e la Tripolitania all’Italia a partire dal 1951. Il compromesso Bevin-Sforza fu inviato all’Assemblea Generale dell’ONU nel 1948 dove fu bocciato per un solo voto (USA e URSS erano nettamente contrarie). L’Assemblea votò per l’indipendenza, sotto la sovranità dell’Emiro entro il 1952, nel 1949 e gli inglesi diedero subito a Idris il controllo della Cirenaica istituendo un protettorato in Tripolitania, analogamente a quello francese nel Fezzan. Il passaggio di consegne avvenne il 24 dicembre 1951, quando Idris divenne sovrano del Regni Unito di Libia. Idris si era mostrato riluttante nell’accettare la posizione ma fu convinto da Regni Unito e USA, che volevano arginare una eventuale espansione comunista nel nord-africa. . 

Il nuovo Regno aveva una struttura federale formata da tre stati autonomi corrispondenti alle tre regioni di Cirenaica, Tripolitania e Fezzan ciascuna con le proprie amministrazioni e assemblee. Le capitali erano Tripoli e Bengasi, il Re nominava l’esecutivo e aveva diritto di veto. Due erano le camere: la Camera bassa e la Camera alta, per metà di nomina regia e composta da 24 membri (8 per ciascuna regione). Il compromesso federale con Idris come capo spirituale e autocrate (il governo era responsabile davanti al re) era stato pensato come soluzione più adeguata per arginare le rivalità tribali e la preponderanza tripolitana. Il difetto di un federalismo così spinto fu che molti provvedimenti del governo centrale venivano ostacolati dalle province e permase una diffidenza con la Tripolitania. Idris intuì subito i problemi e nel 1952 mise fuori legge i partiti, troppo ancorati a interessi tribali, e cercò subito l’egida atlantica in un paese devastato da 50 anni di guerra: analfabetismo al 94%, cecità al 10%, reddito annuo medio pro capite di 35 dollari, mortalità infantile al 40%, solo 1% della terra arabile. Se il Regni Unito fornì tecnici e amministratori, gli USA diedero ad Idris 100 milioni di dollari, in cambio di basi militari (la Wheelus Field e la al-Adem) e le concessioni di trivellazione per il petrolio e i minerali(come la Esso Standard Libya, controllata dai Rockefeller). Nel 1962 la Libia, aderì all’OPEC. E nel 1963 il rafforzamento del potere centrale, dopo che per volere di re Idris fu abolita la costituzione federale in favore di una centralista, permise il controllo statale sull’industria, con l’istituzione del Ministero per gli affari petroliferi poi la nascita Libyan National Oil Company, che avrebbe dovuto sovrintendere e partecipare alle future concessioni. Nel 1967 Idris poteva vantare uno Stato di tutto rispetto nel panorama geopolitico nord-africano: forniva terzo fornitore di petrolio per l’Europa, quarto produttore mondiale, reddito annuo medio pro capite salito a 2000 dollari. Tenutosi fuori dalle dispute coloniali dei vicini, Idris fu promotore della nascita della Organizzazione per l’Unità Africana nel 1963. 

E’ in questo panorama che si sviluppa l’azione di politica energetica italiana nota per l’arrembante strategia di espansione dell’Eni fondata da Enrico Mattei e presente in Libia dai tempi di Idris.

Idris si trovò impreparato a gestire però il panarabismo che prese il via dall’Egitto di Nasser (che mandava insegnanti e imam in Libia per propaganda) e che crebbe all’ombra degli stretti rapporti filo-occidentali. Gli squilibri sociali ed economici, derivanti dall’impetuoso sviluppo del paese, diffusero il malcontento tra studenti, sindacati e ambienti legati ai dissolti partiti nazionalisti: il casus belli fu la mancata presa di posizione di Idris nella guerra dei Sei Giorni che vide il tracollo di Nasser, luce del panarabismo. 

La ricchezza che affluiva nelle casse dello Stato, non veniva reinvestita per costituire un apparato tecnico e burocratico per l’efficientamento, il controllo e lo sviluppo dello stato ma veniva speso per rafforzare alleanze tribali a sostegno della monarchia. Idris non fu mai in grado di attenuare le contraddizioni socio-politiche, perché gli era probabilmente estranea la logica di una progettualità politica per amministrare al di là dell’autocrazia il paese come una comunità politica unificata. Alla manifestazioni che costrinsero alla fuga gli ebrei e alla risoluzione anticipata dei contratti di utilizzo delle basi militari agli anglo-americani, il governo rispose con misure repressive andando allo scontro con le masse cittadine. Anziano e con crescenti problemi di salute, il 4 agosto 1969 Idris informò il Presidente del Senato dell’intenzione di abdicare, il successivo 2 settembre, a favore del principe ereditario Sayid Hasan al-Senussi (essendo i suoi figli nati solo nel 1955 e troppo giovani per governare). Il 1 settembre però, un gruppo di ufficiale, capitanati dal colonnello Muammar Gheddafi organizzò un colpo di stato, approfittando dell’assenza del re, in Turchia per cure mediche, arrestando i membri della famiglia reale, il capo di stato maggiore dell’esercito e il capo della sicurezza nel regno. Idris definì il colpo di stato come “poco importante” e l’erede al trono espresse subito sostegno al nuovo regime. 

Processato in contumacia e condannato a morte nel 1971 dal Tribunale del Popolo Libico, andò in esilio prima in Grecia e poi in Egitto. Morì al Cairo nel 1983 e fu sepolto nel cimitero di al-Baqi a Medina, luogo dove sono seppelliti molti personaggi legati a Maometto da cui la dinastia dei Senussi sosteneva di discendere. In fondo su sempre questo: un leader religioso prestato alla politica. 

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I ritratti dell’Osservatorio

Laureato magistrale in Scienze Filosofiche all'Università degli Studi di Milano, è attualmente consigliere comunale nel paese di Cesano Boscone.

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