Come l’austerità ha affondato la sanità italiana
Presentiamo oggi un ampio e dettagliato paper di Matteo Samarani sul tema del legame tra misure di austerità economica e tagli o mancati adeguamenti della spesa sanitaria nel bilancio italiano, dal titolo “Sanità pubblica: un diritto da preservare dalle logiche di mercato”. Lo studio è corredato di un’interessante analisi econometrica che rafforza la dimostrazione di questo nesso.
A seguito dell’emergenza Covid-19 i sistemi sanitari – sia quello nazionale che quelli europei e globali – sono divenuti gli attori chiave a cui è affidato l’arduo compito di limitare al massimo il valore del danno atteso in termini di vite umane. Infatti, il suddetto valore è strettamente legato alla loro capacità di reggere la crisi evitando il collasso.
Partendo da questo presupposto l’autore ha ritenuto indispensabile svolgere un’analisi di “ampio respiro” al fine di comprendere i principali eventi che hanno inciso sull’evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) sin dalla sua nascita. Dato il carattere pubblico della sanità italiana, il punto di partenza è quello di comprendere quali sono le ragioni che spingono, a livello teorico, lo Stato ad intervenire nel mercato sanitario. Lo studio prosegue con l’analisi delle principali riforme che si sono succedute dagli anni Novanta sino ai nostri giorni, evidenziando in particolare le conseguenze delle nuove modalità di finanziamento del SSN – riconducibili al federalismo fiscale – sulle disparità territoriali. Nella parte successiva dello scritto ci si concentra, invece, sulle ripercussioni della doppia crisi – che ha investito il “Vecchio Continente” nell’ultimo decennio – sul SSN. In questa sezione, si presta attenzione soprattutto alle cause che hanno condotto alla seconda crisi, la cosiddetta Crisi dell’Eurozona, e sulle conseguenze che le politiche di consolidamento fiscale hanno manifestato sulla spesa sanitaria italiana. Infine, si sono analizzate gli effetti di tali politiche di consolidamento – la cosiddetta austerity – attraverso un confronto con i principali paesi dell’area Ocse.
Basandosi sul rapporto tra il saldo tra entrate e spese dello Stato precedenti il pagamento degli interessi sul debito (il cosiddetto “saldo primario”) e l’evoluzione della spesa sanitaria per il periodo che va dal 1999 al 2018 lo studio ha dimostrato statisticamente che ogni volta che si è incrementato il saldo primario in relazione al Pil di un punto percentuale, il rapporto spesa sanitaria/Pil si è ridotto, in media, di circa 0,3 punti percentuali
Il filo conduttore, che deve guidare il lettore lungo lo scritto, deve essere quello di cercare di comprendere le conseguenze delle scelte politiche ed economiche che sono state prese nel recente passato, al fine di avere una giusta prospettiva per valutare gli interventi economici e sanitari che verranno presi per contrastare la crisi coronavirus.
[Leggi il paper integrale su Academia.edu]
Aggiornamento – 29 aprile 2020 – Con piacere segnaliamo che il paper di Matteo Samarani è stato da base per la realizzazione dell’articolo “Spesa sanitaria, austerità e “malattia dei costi” di Baumol” pubblicato dal nostro collaboratore sulla prestigiosa testata “Economia e Politica”.
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