Un cambio di paradigma dopo il virus della paura. Parla Gotti Tedeschi.
Con piacere vi presentiamo questa conversazione dell’Osservatorio con con Ettore Gotti Tedeschi, economista, banchiere ed accademico italiano, che ha ricoperto l’incarico di Presidente dello IOR dal 2009 al 2012, sul tema delle prospettive politiche ed economiche del Continente europeo all’indomani dell’emergenza coronavirus.
Come vede l’attuale situazione di crisi economica? Stiamo assistendo a un cambio di paradigma di portata globale?
Ettore Gotti Tedeschi: Essendo l’apparente e sorprendente origine, identificata nel virus Covid, e non nelle vere origini, non saprei rispondere. Son convinto che se di un problema non si conosce la vera causa, e si erra pertanto la diagnosi, anche la prognosi sarà errata. Se si identifica la causa della attuale situazione, che secondo lei potrebbe cambiare il paradigma a livello globale, nel Covid , stiamo freschi, essendo Covid-19 conseguenza di altre cause, ben più lontane nel tempo e più complesse da sintetizzare. Le vere cause si trovano nella negazione di leggi naturali, prime fra tutte quelle riferite alla vita umana ed alle nascite. E’ stato il crollo voluto delle nascite in Occidente a generare una serie di effetti sempre più negativi, l’ultimo dei quali è la pandemia.
Oltre a ciò è necessario riflettere sul fatto che questa pandemia da Covid ha generato un fenomeno non facilmente matrizzabile: la paura. Ma è la decisione di isolamento (lockdown) che ha generato e sta generando effetti di crisi economica. Anzitutto sulla offerta (sulle produzioni di beni e servizi) e conseguentemente sulla domanda (consumi), che a sua volta si riflette sull’offerta. Ma questo impatto di lockdown è asimmetrico, differente, tra regioni economico-politiche, fra di loro interdipendenti però. Pertanto si può pensare ad un grande cambio di paradigma, ma le variabili in gioco sono ancora troppe per fare previsioni. Si possono solo immaginare scenari.
La finanza sembra prendere una piega diversa dall’economia reale, in America le borse recuperano mentre il lavoro tracolla e anche in Europa si va incontro a una divaricazione simile. Ritiene che nei prossimi mesi il “redde rationem” economico possa travolgere i mercati finanziari?
Ettore Gotti Tedeschi: Una cosa è certa, è finito il potere detenuto negli ultimi tempi (dal 2008 soprattutto) da parte delle banche centrali che hanno inondato il mondo di liquidità a tassi zero. Questo potere ritorna ai Governi costretti ad intervenire direttamente nelle soluzioni necessarie. Queste soluzioni saranno proprio riferite all’economia reale che deve tornare a generare ricchezza. I mercati rischieranno un certo tracollo in funzione di più variabili: tempi di rischio pandemia e “scoperta” di vaccini; azioni intraprese in Europa e USA per riequilibrare l’economia; guerre commerciali fra le diverse aree economiche per cogliere questa opportunità competitiva (questo è un punto fondamentale); nuove alleanze geopolitiche; incidenti di percorso ( previsti,imprevedibili e voluti); fortuna ( ohimè! ); intervento della Provvidenza…
Rientrando nel dibattito nostrano, molto si discute di come rendere sostenibile il debito e di come utilizzare il risparmio privato come moltiplicatore dell’iniziativa privata e “prestatore di ultima istanza”. Facciamo riferimento in particolare al dibattito sulla “nuova IRI”, all’utilizzo di titoli di debito perpetuo e alla creazione di agenzie pubbliche per lo sviluppo industriale. Qual è la sua posizione?
Ettore Gotti Tedeschi: Prestatore di ultima istanza può essere solo una istituzione che stampa moneta. Comunque, in Italia il problema non è affatto il debito pubblico, è esclusivamente la crescita del PIL. Questa crescita è stata compromessa mortalmente dalle manovre di austerity e con patrimoniali, di un governo cooptato nel 2011, che ha provocato il crollo del PIL/Pro-capite italiano (-5% in due anni , verso crescita di tutte le nazioni europee) ed ha portato il rapporto debito pubblico/Pil da 100 dell’inizio del 2011 a 135 di ieri (Pre-Covid). Riguardo la creazione di una nuova IRI, mi pare evidente che si debba pensare a nazionalizzazioni. Penso solo con brividi a chi l’attuale governo potrebbe nominare come responsabili di queste istituzioni.
Oggi il continente europeo sta vivendo non solo una crisi economica senza precedenti, ma anche una profonda crisi demografica, soprattutto in Paesi come Germania ed Italia. Quest’ultimo, peraltro, è il Paese che più di tutti sta soffrendo di questo trend negativo e si stima che nel 2040 il numero totale degli italiani scenderà a 40 milioni. Crede che questo inverno demografico comporterà delle conseguenze rilevanti sulla competitività del Continente medio-lungo periodo?
Ettore Gotti Tedeschi: Veramente credo che le conseguenze ci siano già state e abbiano prodotto danni irreversibili. Quello che oggi è più evidente è la nuova ultima guerra contro la popolazione, la natalità, la vita stessa, mossa stavolta dai movimenti ambientalisti, stavolta sorretti da filantropi influenti. Ma soprattutto fiancheggiati apertamente dalla stessa Autorità Morale.
Le ultime settimane stanno facendo venire a galla molte critiche mosse al sistema neoliberista dalla Dottrina Sociale della Chiesa, pensiamo ad esempio al Giovanni Paolo II della “Laborem Exercens” e al Benedetto XVI della “Caritas in Veritate“: la risoluzione della crisi passa per un’economia che sappia metter l’uomo e non il profitto al centro?
Ettore Gotti Tedeschi: Senta, dimentichiamoci , ohimè, della Dottrina Sociale della Chiesa. Non solo non è stata applicata, ma oggi viene persino derisa. Per proporla la Chiesa dovrebbe fare un magistero di ordine sociale. Il magistero finora ascoltato non sembra occuparsi della dignità dell’uomo, ma di quella delle natura, di cui l’uomo è avido sfruttatore. Se la Chiesa decide che non ha più nulla da insegnare, ma deve uscire e limitarsi ad ascoltare gli altri, che cosa potrà mai fare? E mi fermo qui, è meglio…
(Andrea Muratore e Ivan Giovi hanno contribuito alla realizzazione delle domande)
Clicca qui per leggere tutte le interviste realizzate dall’Osservatorio Globalizzazione.
Pingback: Tutte le interviste dell'Osservatorio Globalizzazione - Osservatorio Globalizzazione