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Il legame inscindibile tra tecnologia e sicurezza nazionale

tecnologia Pennaforte

Il legame inscindibile tra tecnologia e sicurezza nazionale

Oggi Ivan Giovi ci parla dello stretto collegamento che c’è tra sicurezza nazionale e teorie economiche, e come tutte e due, prese nell’insieme portino, ad un unico risultato, ovvero la constatazione che valorizzare la tecnologia è importante. Buona lettura!

La difesa è più importante della ricchezza”, Alessandro Aresu si sofferma molto nel suo ultimo libro “Le potenze del Capitalismo Politico” su questa frase di Adam Smith, che dimostra la sua natura di pensatore completo, non solo unicamente economico, ma anche filosofico e giuridico.

Vi è un altro concetto in Smith, un altro principio, che pur poco conosciuto ha attraversato la storia per la sua importanza e la sua veridicità, ancora una volta dimostrando il calibro del pensatore scozzese. È il principio dei vantaggi assoluti che determina a sua volta le specializzazioni produttive e i pattern del commercio internazionale. Principio in realtà di una semplicità assoluta: ogni paese si specializza nella produzione di quelle merci che riesce a produrre al minor costo assoluto, sia grazie a migliori tecnologie sia grazie ad un minor salario reale.

Principio che prima è stato contestato da Ricardo, con il suo celebre esempio di Inghilterra e Portogallo e successivamente da Heckscher-Ohlin-Samuelson che sulla base del medesimo concetto di Ricardo struttureranno il principio che ancora adesso fa da base alla maggior parte dei modelli di commercio internazionale: il vantaggio comparato.

La portata interpretativa del commercio internazionale di questi modelli è andata via via affievolendosi, in conseguenza di svariate critiche che ne hanno minato le fondamenta (Leontief, 1953; Steedman, 1979; Dosi et al, 1990; Trefler, 1995). È per questo che si sono poi sviluppate le cosiddette “New Trade Theorys” che cercano di colmare le lacune dei modelli precedenti. Dibattito scientifico che si è fatto ancora più fervente, soprattutto negli ultimi anni, da quando diversi autori si sono soffermati sulla riproposizione dei vantaggi assoluti come determinante dei sistemi di specializzazione internazionale (Parrinello, 2010; Bellino e Fratini, 2019; Crespo et al, 2019).

È importante riprendere e aggiornare i concetti di cui parlava Smith, perché contrariamente a quello che credeva Ricardo, la localizzazione delle produzioni internazionali non è una questione di produttività relativa, ma bensì di produttività assoluta e quindi di importanza tecnologica.

Prendendo per buona, nonostante il dibattito scientifico, questa teoria troveremmo non poche conferme nel mondo reale ma anche diversi importanti risultati.

Le teorie dei vantaggi assoluti mettono al centro l’estrema importanza tecnologica, che diventa un vantaggio competitivo essenziale nella localizzazione delle produzioni, a prova di questo vediamo come l’importanza tecnologica non sia unicamente un fattore necessario a evitare la desertificazione produttiva ma sia anche un terreno di scontro tra le potenze del capitalismo politico, come ben spiega nel suo ultimo libro il già citato Alessandro Aresu.

Dall’importanza della sfera tecnologica poi discendono due fondamentali corollari, che vanno tenuti distinti ma sono necessariamente interdipendenti: l’importanza delle produzioni strategiche di beni capitali e l’importanza della ricerca nella competizione internazionale (che è fattore della crescita dimensionale delle imprese). 

Il primo corollario è banale ma contro intuitivo: rappresenta il presidiare tutta la catena del valore nei punti più strategici riuscendo ad essere competitivi. Ciò perché, come ha dimostrato la pandemia, vista l’enorme frammentazione delle catene del valore anche una sola interruzione causa una interruzione nella produzione. Ma non solo, la mancanza di presidi nei settori strategici dei beni capitali – di base come la produzione di acciaio, ma anche i più complessi macchinari – può causare situazioni paradossali in due direzioni: una teorica e una pratica.

Quella teorica è rappresentata dal fatto che in presenza di tecniche arretrate i salari flessibili, anche fino a zero, non permettono il recupero di competitività desiderato del paese per tornare a commerciare sulla scena internazionale, dato dalla presenza dei beni capitali importati (Crespo et al, 2019). Quello pratico, anche in casi di stimolo degli investimenti privati questi finiscono ad ingrossare la domanda estera a causa dell’inesistenza di produzioni nazionali di beni capitali strategici, come i macchinari altamente tecnologici (La sostenibilità economica e finanziaria dell’industria lombarda, Està-FIOM, 2019).

È facilmente intuibile adesso il perché del secondo corollario, l’importanza della ricerca. Se il focus sulla tecnologia è così elevato allora il progresso tecnologico e delle tecniche di produzione non può che essere fondamentale. La costante ricerca sia privata delle imprese che statale degli istituti pubblici e delle università non che può portare a vantaggi competitivi rilevanti, anche nel campo delle infrastrutture tecnologichesu cui si gioca e si è giocato lo scontro tra grandi potenze internazionali (una volta era la corsa allo spazio tra USA e URSS, ora è la corsa al 5G e agli Hardware tra Cina e USA).

Si sviluppano qui poi diverse considerazioni ulteriori, in primis, la creazione di un terreno fertile per le innovazioni, per esempio lo sviluppo dimensionale delle imprese – attraverso un efficiente sistema bancario privato e pubblico o di un efficiente accesso al mercato dei capitali – che saranno così in grado di destinare ampie somme alle spese in ricerca. Ma anche partenariati pubblico privati di ampia portata, sulla scia della Fraunhofer Gesellschaft tedesca, necessari a convogliare capitali (umani e non) e sinergie allo sviluppo tecnologico, anche di base. 

Certamente come abbiamo già accennato, i due corollari sono inevitabilmente interdipendenti e collegati, se infatti è necessario presidiare tutte le produzioni strategiche nelle catene del valore ciò permette anche una ricerca e una innovazione in tutta la catena del valore che darà luogo a vantaggi competitivi cumulati (per il tramite delle esternalità positive, come fanno notare Dosi et al, 1990) per tutti i paesi che sapranno creare la condizioni necessarie affinché tutte queste produzioni siano localizzate nei loro territori. Attraverso sinergie industriali, costituzione di agenzie di ricerche pubbliche/private e sviluppo dimensionale delle imprese.

Come abbiamo avuto modo di vedere, non solo dal punto di vista della teoria economica – per il tramite dei vantaggi assoluti – la tecnologia è importante, ma lo è anche perché è strategicamente necessaria alla sicurezza nazionale. Come diceva Adam Smith: sì la difesa è più importante della ricchezza, ma la difesa poi porta alla ricchezza. 

Piacentino classe 1994, è Coordinatore di redazione dell'Osservatorio Globalizzazione. Attualmente è Gestore cedenti e coordinatore del progetto migrazione digitale Factoring presso SACE Fct e precedentemente laureato triennale in Economia e Management presso l'Università degli Studi di Milano e laureato magistrale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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