Le ombre lunghe dell’invasione della Cgil
… dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste penzolate; le quali intanto si ingegnavano a baccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra i compagni di sventura.
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi
Sul finire della Seconda Guerra Mondiale il Nord-Ovest dell’Italia vide il tentativo di annessione militare da parte di De Gaulle, e i partigiani e i militari della R.S.I. sospesero momentaneamente le ostilità armate e concentrarono le loro forze contro il comune nemico straniero.
Il generale francese dovette ritornare su suoi passi, anche grazie alla minaccia americana di cannoneggiarlo.
I politici italiani di quella generazione anteponevano l’interesse dell’Italia ad ogni altro elemento di parte. Avevano una progettualità figlia del primato della politica, andata poi smarrita.
Le attuali tendenze iperliberiste riducono l’amministrazione della cosa pubblica all’ordinarietà. L’immobilismo del quieta non movere et mota quietare impedisce di coniugare dinamicamente la politica estera con quelle interne e viceversa.
L’assalto incontrastato da parte di esponenti di una sigla di estrema destra alla sede nazionale della CGIL, la maggiore centrale sindacale dei lavoratori italiana, è un sintomo del coma in cui versano le politiche interne e quella estera.
In nessun altro Stato d’Europa i sindacati dei lavoratori sono oggetto di irruzione. Altrove i trilobiti della politica, quando non espunti, sono irrilevanti.
Il fattaccio olezza di servizievole, soprattutto perché la meta primaria degli assalitori, o di chi per loro, sembra, -secondo alcune ricostruzioni-, che fosse niente poco di meno che Palazzo Chigi, residenza del Governo.
Da quest’angolazione il brutto episodio, anche per come si è svolto, è più eloquente di quel che dica.
La costante storica degli alleati e dei nemici gelosi dell’Italia è stata (ed è) quella di aggiogare di volta in volta la sua propensione marittima nei diversi quadranti del Mar Mediterraneo.
La sola presa della sede della CGIL per alcune ore e le scampate violenze a Palazzo Chigi sono servite a far guadagnare all’Italia i soliti triti cliché giornalistici negativi, prontamente battuti dalle testate internazionali al servizio della libera stampa governativa straniera.
Può essere affidata a un Gabinetto, la cui difesa è asseritamente incerta, una qualche responsabilità internazionale collettiva? Certo che no, se vi sono Istituzioni governative straniere più fidate.
Caveat! L’inganno dei soloni del giornalismo consiste nel cortocircuitare il Governo, le Forze Armate, la Polizia, le parti sociali e i gruppuscoli dei facinorosi, vestigia di una storia tragica.
La marginalizzazione dell’Italia nel Mediterraneo, tanto più dopo il disimpegno statunitense, mira a delegare la politica della Farnesina ad altri, i quali tutelano precipuamente i propri interessi.
Chi si è accordato con chi altri sulla testa dell’Italia nel disegnare gli scenari futuri del Mediterraneo? Chi sono gli scambisti della roba altrui? Chi ha in anticipo le informazioni giuste per speculare in Borsa?
Una classe politica seria, che non fosse sterilmente litigiosa, inconcludente e guinzagliata, ma interessata alle sorti del Paese, avrebbe superato le divisioni. Non avrebbe permesso che la dialettica partitica fosse intossicata. Si sarebbe cementata a difesa dell’Italia contro chi ha ardire a tenerla sotto scacco e a farne baratto attraverso la manipolazione dei fossili della storia.
Al contrario, la politichetta municipalista senza orizzonti si cura dei piccoli ritorni immediati di bottega, mentre il deep state lascia correre.
A Roma si discute, nel frattempo Sagunto viene espugnata.
Se codesti osassero cincischiare di Cina e Taiwan, che danni provocherebbero?
I politici del 1944 erano uomini tutto d’un pezzo, pronti a combattere il partito straniero. Erano una risorsa per il Paese.
Oggi le contrapposte mute sono antropologicamente diverse: costituiscono il problema dei problemi del Belpaese.
Intanto sull’Italia si addensano nuvoloni scuri …
Gli anacronismi lasciamoli al tempo che fu.