Dialoghi sul Bicentenario: la politica interna greca e i rapporti con la Turchia
Nel 2021 la Grecia festeggia i duecento anni dalla Guerra d’Indipendenza e per l’occasione inauguriamo con il professor Nikos Marantzidis i “dialoghi sul bicentenario” di cui oggi vi proponiamo la seconda puntata. Qui il link per leggere la prima. Buona lettura!
Nonostante alcune misure illiberali, sembra che l’attuale governo goda di un ampio consensonella popolazione. Quali pensa che saranno le determinanti per le prossime elezioni nazionali? Crede che vedremo una “battaglia frontale” tra ΣΥΡΙΖΑdi Tsipras e ΝεαΔημοκρατιαo potrebbero esserci nuove sorprese politiche?
Ad oggi, nonostante il coup de coeur tra l’opinione pubblica e il governo di Mitsotakis si sia spento, Nuova Democrazia – ND – continua a dominare nei sondaggi. In linea di principio questo è perfettamente normale. Siamo solo ad un anno e mezzo dalla vittoria di ND alle elezioni nazionali e nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale. È un lasso di tempo troppo breve per osservare cambiamenti significativi nei sondaggi. Ad ogni modo, la crisi prolungata e la stanchezza nella società, stanno lentamente consumando la popolarità del governo. Questo non significa che i due pilastri su cui si fonda questa popolarità siano caduti, in particolare:
- Mitsotakis permette a ND di ampliare la sua attrattività verso elettori politicamente indipendenti di centro e centro-sinistra
- La corrente anti-Syriza costituisce oggi un muro contro tutte le forze centrifughe che si generano all’interno di ND.
Non credo quindi che le prossime elezioni possano condurre ad uno schema politico radicalmente diverso. A mio parere, per un po’ di tempo a venire ND continuerà a godere di una forte superiorità nei sondaggi. Qui il pericolo per SYRIZA è che ND acquisisca il ruolo del CDU in Germania, o addirittura quello della Democrazia Cristiana nell’Italia post-guerra, con ND e alleati al governo per un intervallo temporale prolungato, e SYRIZA nel ruolo del Partito Comunista Italiano, cioè un partito che si consolida tra il 25 e il 35% del consenso, senza però la possibilità di governare da solo.
L’Istituto Europeo per la parità digenere ha mostratouno dei più bassi tassi in Europa nella partecipazione delle donne al parlamento nazionale. Pensa che i governi dovrebbero impegnarsi maggiormente per ridurre questo gapdrammatico e se sì, quali misure dovrebbero essere prese?
Questi dati sono una vera e propria vergogna. Rappresentano un ulteriore malfunzionamento della scena politica greca, che non solo non agisce come paradigma o esempio di innovazione, ma è anche terribilmente indietro rispetto alla società stessa. Se guardiamo alle aree professionali in cui la presenza dell’uomo è stata tradizionalmente dominante nella società greca, ad esempio nella giustizia, istruzione superiore, polizia, commercio, vedremo che la presenza delle donne in questi settori è aumentata notevolmente e le disuguaglianze di genere sono drasticamente ridotte. Solo nel governo e nel parlamento la partecipazione delle donne ci riporta ai tempi delle nostre nonne. Credo sia necessaria una politica più aggressiva in questo senso, che preveda una discriminazione positiva fissando delle quote rosa in parlamento e nel governo.
Concentrandoci sulla politica estera invece, l’ultima conferenza stampa tra i ministri degli esteri di Grecia e Turchia, Nikos Dendias e Mevlut Cavusoglu del 16 Aprile ha fatto scalpore. Non trova che il teatrino della conferenza stampa confermi l’approccio che suggerisce nel suo articolo Pelkas al Fenerbahce? I ministri sono in netta posizione conflittuale su tutti i temi inerenti i diritti umanitari, diritti marini etc. Sull’entrata nel mercato unico europeo e sulla necessità di una più intensa interazione commerciale tra i due paesi non vi sono divergenze. Potrebbe essere questo l’inizio di una relazione più ‘cinica’ tra Grecia e Turchia in nome del libero scambio?
Seppur consapevole che la politica sia fatta di manipolazione dei simboli e delle emozioni, guardo sempre con preoccupazione e sospetto le performance teatrali in ambito diplomatico. Il ministro degli esteri Dendias ha deciso di mettere in atto una guerriglia per colpire la Turchia dove non se lo aspettava e questo potrebbe condurre ad una risposta inaspettata da parte dei nostri vicini turchi. Spero solo che, se questo dovesse accadere in futuro, il Ministro Dendias non si penta amaramente della sua recente uscita. La Grecia ha bisogno di buone relazioni con la Turchia più di quanto la Turchia ne abbia bisogno con la Grecia. Se continuiamo a fallire su questo aspetto, l’emorragia di risorse continuerà inevitabilmente.
Ritiene che le dichiarazioni a sorpresa del ministro degli esteri greco siano un po’ in linea con i vari endorsement ad Ursula Von der Leyen nel caso ‘sofagate’, penso a Draghi che ha definito Erdogan come un dittatore in conferenza stampa aprendo un caso diplomatico, oppure tendano a risolvere dinamiche interne a ND?
Entrambi i motivi. Credo che il ministro Dendias abbia trovato il contesto di isolamento internazionale della Turchia da parte dell’UE favorevole e lo abbia usato per promuovere la sua agenda personale. Semplicemente, Dendias ha sovrastimato la sicurezza garantita dal clima internazionale verso la Turchia nel momento della conferenza stampa, sottovalutando però i rischi futuri di tali dichiarazioni. Ma soprattutto, il ministro degli affari esteri ha provocato un danno al suo stesso governo che è attualmente alla ricerca di finestre di dialogo con la Turchia. Purtroppo nel campo delle relazioni greco-turche siamo rimasti intrappolati nel giorno della marmotta per metà secolo. Lo stesso stava accadendo con l’attuale Repubblica di Nord Macedonia. Fortunatamente in questo caso si incontrarono i primi ministri Goran Zaev e Alexis Tsipras.
La campagna di vaccinazione procede a rilento. Siamo a 817’000 vaccini somministrati alla seconda dose mentre 2 milioni sono ancora alla prima. Sembra evidente che l’errore fatale dell’estate scorsa fu di aprire al turismo internazionale. Crede ci sarà un approccio più prudente quest’anno?
In generale l’Unione Europea ha registrato un grande fallimento sul tema vaccinazioni che credo ci porteremo dietro per molto tempo. Non so quali saranno le scelte per questa estate ma posso dire che le conseguenze del ritardo nella campagna di vaccinazione sono già evidenti nell’UE e ancor di più in Grecia.
Il Bicentenario dall’inizio della Guerra d’Indipendenza è stato festeggiato in un clima ambiguo. Il paese è stato in lockdown per mesi con l’economia ferma, le violenze da parte della polizia sono all’ordine del giorno e talvolta brutali (pensiamo agli eventi di Nea Smirny), tanto che in diversi cominciano a confrontare le ambizioni di Mitsotakis a quelle di Orban o Erdogan. Senza dimenticare che la Grecia soffre ancora dalla famigerata crisi del debito sovrano del 2008 e le conseguenti misure di austerità e, sul piano della politica estera, le crescenti tensioni con la Turchia. Cosa significa oggi celebrare questo bicentenario per cittadini greci e istituzioni?
Sono passati 200 anni da quando la Guerra di Indipendenza e la società greca hanno portato tanto al nostro paese, specialmente come parte della diplomazia, della società, dell’economia, della cultura e della politica europea. Il consolidamento delle istituzioni liberali e democratiche e la partecipazione del paese alle istituzioni europee ha portato la Grecia ad essere oggi, nonostante 10 anni di recessione e una perdita del 30% del PIL dal 2008, un paese sviluppato e per diversi anni un modello per i vicini della regione Balcanica. Nonostante i seri problemi legati all’indipendenza delle istituzioni, agli intrecci tra oligarchia e governo, al pluralismo nei media ed infine ad un autoritarismo preoccupante, il paese rimane tra i maggiori paesi democratici sviluppati occidentali. Certo è che la democrazia liberale ha necessità di essere preservata quotidianamente. Se questo non dovesse accadere, scivoleremo nelle minacce di regimi democratici illiberali.