La (problematica) diplomazia personale di Matteo Renzi
Dopo le polemiche scaturite dal viaggio dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi in quel di Riyad per omaggiare la terra delle “libertà” e delle conquiste per i diritti civili, i prossimi viaggi in terra africana rischiano di deteriorare profondamente la sua immagine consumata e anacronistica.
L’agenda del fu rottamatore nei prossimi tempi è piena di incontri privati con alcuni importanti think tank di Senegal e Kenya. Questi viaggi intercontinentali di carattere meramente personale dovrebbero essere spiegati dall’ex sindaco di Firenze, il quale ricordiamo occupa la poltrona di senatore della Repubblica. Il rischio di un esacerbato conflitto d’interessi è concreto, poiché allo sguardo di un osservatore attento non sfuggono i propositi del leader di Italia Viva. La possibilità che questi voglia ampliare il suo network coltivando dei rapporti istituzionali consolidati ai tempi in cui
occupava la “poltrona più importante” a Chigi, non è un valido motivo di giustificazione. Se fosse un cittadino privato sarebbe libero di intrecciare rapporti con qualsivoglia tipo di soggetto o apparato politico ed economico, tuttavia rappresentando il Senato la sua immagine dovrebbe essere un’estensione della longa manus italiana nel mondo. La missione di un rappresentante della Repubblica in terra straniera deve riguardare meri interessi nazionali, limitati al massimo all’interno del perimetro dell’europeismo e dell’atlantismo e non ad efferati giochini di potere che hanno macchiato l’immagine italiana nel mondo. Vi invito ad ascoltare le dichiarazioni del regista premio Oscar Bryan Fogel e le sue considerazioni rispetto agli omaggi offerti a MBS dal Sig. Renzi e a farvi un’idea su quale debbano essere i confini morali che delimitano la libertà di un parlamentare italiano, quando questi sfrutta la sua posizione per un tornaconto personale.