Martha Bibescu, una donna dal fascino senza tempo
Donna di ricchezza, donna di fama, donna di potere, donna di tendenza. Diplomatica, letterata, viaggiatrice, mecenate, benefattrice. Tutto questo è stata Martha Bibescu una delle donne più sfaccettate del XX secolo in Europa.
Martha Lucia Lahovary nacque a Bucarest il 28 gennaio 1886, terza di cinque figli (Ioanna, Gheorghe, Magdalena e Margareta) di Ion Lahovary e Smaranda Mavrocordata. Il padre, di discendenza greca, era avvocato e aveva raggiunto le alte sfere della politica e della diplomazia romena, essendo diventato ministro plenipotenziario a Parigi, ministro degli esteri sotto il governo di Gheorghe Cantacuzino e Presidente del Senato; la madre discendeva direttamente dai voivodi fanarioti Nicola e Costantino Mavrocordato. La sua educazione risentì della tradizione politica e nobiliare della famiglia, seguendo il classico iter per le ragazze del tempo: insegnati e governanti private e poi educazione in convento, in Belgio. La madre, attaccatissima al fratello Gheorghe non si curò mai delle figlie, soprattutto dopo che il suo unico figlio maschio morì prematuramente.
La vita di Martha cambiò a 16 anni quando conobbe e s’innamorò perdutamente, ricambiata, dal principe Gheorghe Valentin Bibescu, sposandolo nel 1902 con dispensa del Vaticano, essendo ella cattolica. Bibescu era nipote dell’Ospodaro di Valacchia Gheorghe Bibescu (Principe di Valacchia dal 1843 al 1848) ed era imparentato con tutta la nobiltà romena di Parigi, spalancando così a Martha le porte della cultura francese. A 17 anni divenne madre di Valentina. Fino all’adolescenza della figlia fu una madre austera e algida, proprio in virtù dell’esempio materno avuto, laddove il principe Bibescu fu un padre affettuoso e ricco d’amore. Ma la genitorialità fu anche la svolta del matrimonio che da idillio d’amore si trasformò in disastro. Il parto, avvenuto in giovane età, provocò danni fisici a Martha e il medico le consigliò 2 anni di astinenza sessuale (dare una vergine in mano ad un uomo è come dare un violino in mano a una scimmia, scrisse poi la Principessa). Martha si rifugiò nella letteratura e Gheorghe tra le braccia di altre donne. Le numerose relazioni del marito scandalizzarono talora l’alta società romena ma lei le accettò e rimase a fianco del marito per tutta la vita, legata ad esso da una stabile relazione d’affetto, anche senza la fiamma dell’innamoramento. Il principe Bibescu (che poi divenne il presidente della Federazione Aeronautica Internazionale), tenente dell’esercito e pioniere dell’aviazione era anche appassionato di automobilismo e partì, nel 1905 per un viaggio in Mercedes tra Egitto, Impero Ottomano e Persiano, avendo anche compiti diplomatici. Martha seguì il marito insieme al cugino di questi, Emanuel, e con lui ebbe la sua prima relazione extraconiugale. Ma Emanuel non ricambiava i sentimenti di Martha con la stessa intensità, cosicché la relazione fu presto terminata. A seguito dell’esperienza di questo viaggio, nel 1908, la principessa diede alle stampe il libro “Les Huit Paradis/Cele opt raiuri” (L’ottavo paradiso) inaugurando il genere della letteratura di viaggio e, di fatto, il turismo internazionale moderno. Il volume fu un vero successo e si aggiudicò il Premio Marcelin Guerin, accordato dall’Accademia Francese (nel 1909). Fu la prima apparizione letteraria della Bibescu, la prima di una serie di più di 40 opere tra scritti di viaggio, romanzi autobiografici o storici, biografie romanzate, versi, prose e corrispondenze. Val la pena di ricordare la biografia storica “Alexandru Asiaticul” nel 1912, “Isvoru, Le pays de saules” nel 1923 (ancora premiato dall’Accademia Francese), “Le perroquet vert” nel 1924, “Catherine-Paris” nel 1927, il volume di memorialistica “Au bal avec Marcel Proust” nel 1928, la biografia storica “Un Tendre amour de Napoleon: Marie Walewska” nel 1936 e la corrispondenza privata con l’abate Mugnier “La Vie d’une amitie” tra il 1951 e il 1957.
Nel 1908 visse un nuovo grande amore, quello con Charles Louis de Beauvau Craon, scapolo aristocratico francese, presentatole proprio da Emanuel. L’amore fra i due fu piuttosto intenso: lui minacciò il suicidio se lei non avesse divorziato dal marito, lei pensò seriamente al divorzio ma, avendo anche l’esempio della suocera che ebbe molto a che soffrire dopo la separazione, decise che lasciare il marito non fosse la soluzione e si ritirò per un periodo in un convento ad Algeri (diretto dalla cugina Ioana). Ritornò col marito nel 1911, quando questi le donò il famoso Castello di Mogosoaia (acquistato dalla cugina Maria-Nicole Darvari), nei pressi di Bucarest. Da questa data iniziò anche la carriera diplomatica, pur non ufficiale, della Bibescu.
Il Castello era stato costruito dal Voivoda Constantin Brancoveanu tra il 1698 e il 1702 in stile veneziano e ottomano. Martha lo fece restaurare dall’architetto italiano Domenico Rupolo che lo rimise a nuovo. Il castello della Bibescu divenne ben presto il salotto dei politici romeni e degli ospiti e ambasciatori internazionali. Nei convulsi anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, le decisioni di politica estera riguardanti l’area balcanica e la mitteleuropa venivano prese nel salotto del castello di Mogosoaia. Si diceva che se non si era invitati da Martha Bibescu non si poteva dire di contare qualcosa nella società politica romena. Erano sovente suoi ospiti la regina Maria e il re Ferdinando, il principe ereditario di Germania Guglielmo (che la definì la donna più affascinante d’Europa), con cui ebbe una relazione e l’attaché militare di Sua Maestà il maggiore Christopher Thomson che fu uno degli artefici dell’entrata in guerra della Romania accanto all’Intesa, ed anche esso amante della Bibescu. Appunto per la relazione con questi due uomini, la Bibescu fu accusata di collaborazionismo, ma una volta entrata in guerra la Romania, ella non ebbe dubbi sulla condotta da tenere. Non solo nascose nel Castello di Posada (altro possedimento dei Bibescu) i documenti segreti dell’ambasciata britannica, ma decise di restare a Bucarest durante l’occupazione della città da parte degli Imperi Centrali. A Bucarest diresse un ospedale da campo per aiutare i malati e i feriti e si spese personalmente per scarcerare i cittadini imprigionati in retate. Non solo, ma grazie ai suoi contatti diplomatici riusciva a far passare informazioni al governo romeno rifugiatosi a Iassy, tanto da essere posta agli arresti domiciliari dai tedeschi nel suo castello (saccheggiato e danneggiato durante l’occupazione) nel 1917, arresti da cui riuscì a fuggire riparando in Svizzera. Da quella data non prese mai più contatti con politici tedeschi.
Nel periodo intrabellico, tutti gli introiti derivatile dai lavori di scrittura andarono al nuovo restauro della residenza, che tornò ad essere luogo di decisione, scambio di informazioni e opinioni e salotto culturale a partire dal 1927, anno della fine dei restauri affidati all’architetto Matei Cantacuzino. Nicola Iorga, re Carlo, Gheorghe Tatarescu, il patriarca Miron Cristea, Churchill, MacDonald, Marcel Proust, Saint-Exupéry, De Gaulle, Alfonso XIII di Spagna… furono tutti suoi ospiti più di una volta. Ricca, colta, bella e affascinante tesseva di fatto i contatti ed ospitava le più alte personalità politiche durante i movimentati anni dei governi liberali e nazional contadini, almeno fino alla dittatura di re Carlo. Alle soglie della guerra molti suoi parenti morirono o si suicidarono, l’affezionato marito si ammalò e lei chiuse il Castello per prendersi cura di lui negli ultimi suoi mesi di vita (spirò il 2 luglio 1941), senza però evitare le perquisizioni, tutt’altro che bonarie, della Guardia di Ferro in quei folli 4 mesi di governo nazional-legionario.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la principessa ospitò l’ambasciata elvetica in Romania e il palazzo, dopo la ritirata delle truppe romene dal fronte orientale, divenne luogo di incontro dei diplomatici Alleati. In queste circostanze non mancò l’impegno civico e politico della Bibescu contro il pericolo rappresentato dalla Russia stalinista.
Malgrado la sua indubbia influenza e la considerazione che i diplomatici internazionali nutrivano per lei, non potè evitare che si instaurasse il governo di Petru Groza. Riuscì ad ottenere dall’esecutivo che il Castello fosse dichiarato monumento storico e lasciò per sempre il paese dopo 33 anni. Non sarebbe più ritornata. La figlia Valentina, con il marito, Dimitrie Ghica-Comanesti ereditò la residenza, che venne nazionalizzata nel 1949, venendo posti agli arresti i proprietari. Il rapporto con la figlia si era normalizzato nel corso degli anni e dall’Inghilterra, dove si era rifugiata, fece tutto il possibile e vendette tutti i beni della famiglia Bibescu in suo possesso per far evadere figlia e genero, comprando loro una casa in Cornovaglia.
Spostatasi definitivamente in Francia, nel 1954 ricevette il Gran Premio di Letteratura dall’Accademia Francese per la sua opera omnia (cui si era aggiunto il Jurnal Politic dove scriveva delle sofferenze inflitte alla società europea dalla seconda guerra mondiale) e nel 1955 divenne membro dell’Accademia Reale di lingua e letteratura francese del Belgio. Martha Bibescu non aveva però ancora detto tutto alla storia: essendo donna famosa, era diventata anche donna di tendenza e per decenni era stata pubblicità vivente per la casa Dior, influenzando la moda dell’alta società romena, e al compimento dei suoi 60 anni, la casa di moda disegnò per lei una serie di abiti eccentrici e fastosi, volendola ancora come testimonial.
Nel 1962 ricevette da Charles de Gaulle la Legion d’Onore e nel 1963 venne designata consigliera del presidente francese per gli Affari Romeni (nel 1966 De Gaulle fu il primo Capo di Stato d’oltrecortina a visitare la Romania). Fu un atto di riconoscimento pubblico per gli sforzi verso la sua terra natia e nelle relazioni diplomatiche europee e non un’ultima passione senile, come taluni hanno sostenuto, che la vide amante del presidente francese.
Morì il 28 novembre 1973, all’età di 87 anni. Riposa al cimitero Père-Lachaise, nella cappella della famiglia Bibescu.
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