Vasile Conta, l’incompiuto
Come ogni settimana il nostro Andreas Massacra ci propone il suo ritratto di un personaggio della storia. e questa volta ci parla di Vasile Conta, personaggio di punta del ceto dirigente romeno del XIX secolo. Buona lettura!
Uno dei più grandi rimpianti che una nazione possa avere è perdere prematuramente le punte del proprio ceto dirigente, è la scomparsa anzitempo di personalità di intelletto più elevato. È quanto accaduto alla Romania del XIX secolo con la dipartita di quello che può davvero essere considerato il più grande filosofo del paese, Vasile Conta, che come disse Nicolae Iorga, fu il primo pensatore sistematico della Romania.
Vasile Conta nacque a Ghindaoani il 15 novembre 1845. Ebbe una istruzione esemplare per il tempo: il padre Grigore, un prete scettico, più politico che religioso, gli fece imparare lo slavone e il cirillico fin dall’infanzia al monastero di Varatec. E per tutte le scuole di primo grado ebbe ottimi risultati. Al liceo nazionale di Iassy, per il quale aveva una borsa di studio, non fu altrettanto brillante: alunno incostante, perse 3 anni (due fu bocciato e uno girò per il paese come suggeritore e scrittore per una compagnia teatrale). A sorpresa però negli anni seguenti fu un alunno del tutto diverso e si diplomò nel 1868. Il Vasile Conta che si affacciava all’età adulta venne descritto come serio, puntiglioso, animatore della vita culturale del Liceo, nel quale tenne conferenze di filosofia davanti ad alunni e professori.
Nel 1869 ottenne la borsa di studio per laurearsi in Economia ad Anversa. Furono anni fondamentali, poiché prese dimestichezza con la filosofia occidentale (positivismo, materialismo e socialismo, partecipando a qualche incontro della I Internazionale), l’economia e il mondo politico e scientifico europeo (le ricerche in biologia di Flourens, la geologia anti-catastrofista di Lyell, l’evoluzionismo di Darwin) da cui la Romania era distante anni luce. Distanza che lui avrebbe cercato di colmare sia come professore, che come filosofo, che come ministro. Nel 1871 prese la laurea in economia (per la quale non aveva molto interesse) con distinzione e menzione di lode. Malato di tisi fin da ragazzo, fu costretto ad un soggiorno estivo a Pisa, per poi tornare in Belgio dove prese anche, nel 1872, la laurea in diritto, sempre con menzione e distinzione di lode. Conta ritornò in patria dalla famiglia, ora a Cahul, dove esercitò la professione di avvocato e poi a Iassy, dove divenne professore supplente di Diritto Civile all’università. Le sue lezioni erano un vero successo, perché in esse comparava la legislazione romena con quella estera e inseriva profonde digressioni filosofiche sui fondamenti e gli sviluppi della disciplina.
Un nuovo potente attacco di tisi sembrò stroncare l’emergenza sociale del filosofo e tra il 1873 e il 1876 fu costretto a due nuovi soggiorni a Pisa (padroneggiava perfettamente l’italiano). Ottenne nel 1875 il ruolo di Professore Ordinario di diritto a Iassy. Furono quelli gli anni della riflessione giuridica e aveva iniziato la stesura di bozze per una grande opera che prevedeva: la traduzione del codice civile romeno in lingua francese, il confronto dei primi codici giuridici dei vecchi principati di Moldavia e Valacchia con quelli degli stati italiani coevi, la realizzazione di un codice di diritto commerciale e una serie di bozze per una fondazione sociologica del diritto. Quando però nel 1875, tornò dal suo terzo soggiorno pisano, il baule con i suoi studi si perse durante il viaggio e così non ci rimane altro che qualche appunto sparso e le lettere con cui informava la sorella Ana, cui era legatissimo. In quegli anni entrò a far parte di Junimea, la potente e rinomata società politica e culturale moldava, diretta dal filosofo idealista Titu Maiorescu.
Conta, schivo, riservato, tranquillo, non amava l’etichetta, non amava le serate, non condivideva la politica conservatrice e la filosofia idealista che erano preponderanti in Juniamea, ma utilizzò volentieri la rivista “Conversazioni Letterarie” per far conoscere la sua filosofia, pubblicando tra il 1875 e il 1877 le sue due opere filosofiche più famose: Teoria del Fatalismo e Teoria dell’Ondulazione Universale. Lasciò definitivamente Junimea nel 1879, dopo la pubblicazione dei “Tentativi di Metafisica” e dopo aver tenuto una serie di 6 conferenze. La filosofia di Conta passò praticamente inosservata in patria, ma venne tradotta e diffusa in Belgio e Francia. La rottura filosofica e politica tra Conta e Junimea era insanabile e totale: Conta era positivista, materialista e incline al socialismo, laddove Maiorescu guardava all’idealismo, alla cultura tedesca e alle riflessioni di natura estetica e letteraria, più che alla filosofia in sé. L’adesione al partito Liberal-Moderato, il daco-romenismo e l’antisemitismo di Conta furono solo gocce che fecero traboccare un vaso già colmo. Nel 1879 venne eletto deputato al collegio di Iassy, per il partito Liberal-Moderato, con una campagna incentrata contro la naturalizzazione degli ebrei: per Conta, la questione ebraica non aveva comunque nulla a che fare con la razza, era una questione politica.
La naturalizzazione era fortemente voluta dalle grandi potenze occidentali e il filosofo la vedeva come una indebita ingerenza e un pericolo per la creazione del giovane stato nazionale romeno, col rischio di una fortissima migrazione dalla Russia e conseguentemente l’aborto di un ceto medio nazionale votato ai commerci e all’industria, che in un paese agricolo come la Romania avrebbe dovuto essere creato quasi ex-novo.
Nel 1880 Bratianu, il primo ministro liberale, lo volle al ministero dell’Istruzione e dei Culti, con il compito preciso di elaborare una riforma che modernizzasse il paese. L’istruzione che aveva in mente Conta era rigorosamente pubblica: la gerarchia amministrativa veniva separata da quella professorale; vi erano scatti di anzianità per i professori, con stipendio calibrato sul numero delle ore; si prevedevano corsi di abilitazione e aggiornamento obbligatori per i professori; si stabiliva l’apertura di licei femminili e la possibilità per le donne di seguire gli studi universitari; si istituivano la creazione di ispettorati scolastici di valutazione distrettuali, e la nascita di istituti professionali e tecnici per creare una solida classe media di quadri preparati; si fissava l’abolizione dell’insegnamento della religione negli studi superiori. Questo progetto di riforma risentiva nettamente del suo positivismo, del suo materialismo e del suo dichiarato ateismo e ciò causò l’opposizione della Chiesa, dei professori che erano abituati a tutt’altro regime di insegnamento e degli altri membri del governo liberale, che vedevano in Conta un ministro intruso (oltre che filosoficamente distante). La riforma saltò e Conta si dimise nell’aprile del 1881 dopo la proclamazione del Regno il 14 marzo. Per riprendere quel progetto, assolutamente avanzato, forse troppo, ci vollero 30 anni e il celebre matematico e astronomo Spiru Haret.
Venne nominato membro della Corte di Cassazione nella quale, alle poche sedute cui partecipò, spinse per l’abolizione del lavoro forzato nelle campagne per l’introduzione di macchinari moderni ai nuovi (ipotetici) contadini-proprietari. Un nuovo attacco di tisi lo costrinse ad un altro soggiorno a Pisa, ma ormai il fisico era troppo debole. Morì a Bucarest il 21 aprile a soli 36 anni e 5 mesi.
La grande vocazione di Conta era la filosofia che rimase incompiuta, esattamente come la sua opera di diritto e il suo progetto di riforma. Il suo intento era quello di creare un grande sistema di filosofia determinista e materialista che organizzasse in maniera organica i principali saperi scientifici. Di questo progetto ci rimangono alcune opere, talune complete e talaltre no: Teoria del Fatalismo, Teoria dell’Ondulazione Universale, L’Origine delle Specie, Tentativi di Metafisica, Le Basi della Metafisica, I Primi Principi che compongono il Mondo.
Comte, Spencer, Darwin, Moleschott e Buchner sono i riferimenti dai quali partiva per elaborare il suo, solo abbozzato, sistema. Conta adotta una concezione meccanicistica del mondo, nell’alveo del più rigoroso determinismo, su tutti i fenomeni sia fisici che psichici. Dalla tradizione empirista ricava il fatto che siano i sensi e l’esperienza la prima sorgente della nostra conoscenza contro ogni innatismo. La metafisica di Conta è una metafisica funzionale, che deve connettere le gerarchie scientifiche in un’unica visione coerente del mondo, una visione che può al massimo ambire alla verosimiglianza, perché anche le forme di conoscenza sono soggette all’evoluzione. La verità è infatti relativa per quanto riguarda la specie umana: da un lato, originando dall’esperienza, è relativa all’individuo, ma dall’altro l’esperienza viene elaborata da sistemi che sono simili per l’intera specie. La verità muta con la specie. In virtù della mediazione dei sensi e del cervello possiamo conoscere il mondo come appare alla nostra coscienza, alla nostra elaborazione mediata, e la visione del mondo può avere diversi gradi di certezza. Possiamo solamente avere una conoscenza assoluta del relativo e relativa dell’assoluto: la nostra conoscenza non ha un valore assoluto ma relativo e l’esperienza di altre specie, o l’esperienza futura di ciò che sarà l’uomo può cambiarla.
Al momento in cui scrive, la Metafisica materialista, procedendo per somiglianze, differenze e analogie non è una scienza ma è il sapere più elevato: essa parte dal dominio delle conoscenze propriamente dette (quelle interiori dei sentimenti e delle volontà), continua con la conoscenza della necessità del mondo e procede come la scienza, quando per spiegare le ultime verità universali delle scienze particolari colloca queste verità in una singola classe rappresentata da un principio universale, rendendolo almeno intelligibile. È completamento indispensabile della conoscenza e ha come base i concetti più generali delle scienze, le sintetizza ma non può contraddirle. Questo vale anche per la metafisica materialista ed evoluzionista, al momento la più verosimile. In questo percorso gnoseologico il materialismo è in opposizione alla religione che risulta essere una metafisica non più adeguata alle conoscenze particolari, cadendo il timore del non-conosciuto: la metafisica è proceduta dal feticismo all’idolatria, al politeismo, al monoteismo, al panteismo per approdare ora al materialismo.
La nuova metafisica materialista di Conta suppone l’esistenza di 6 principi: materia, vuoto, movimento, necessità, spazio e tempo (separabili per astrazione ma inseparabili dal punto di vista fisico). Anche i fenomeni psicologici sono composti da questi sei principi: ne deriva una negazione del libero arbitrio, e una derivazione delle idee, dei sentimenti e degli atteggiamenti volitivi dai movimenti e dalle modificazioni cerebrali, secondo un legame di necessità. Il mondo si muove in base a due leggi: assimilazione e ondulazione. La seconda riveste particolare importanza, poiché il movimento della materia è causato dal continuo infinitesimo di forze, che possono solo trovare equilibrio parziale che crea ciò che noi percepiamo come forme stabili della materia. Tutto l’universo, nelle sue varie forme, si sviluppa secondo una conformazione ondiliforme, per cui ogni fenomeno e ogni essere, raggiunto il suo apice decade. E così è per tutto secondo necessità: dal sistema solare al neurone, dalle civiltà ai protozoi. Il sistema è incompleto e lacunoso, ma sfidiamo chiunque, a 36 anni e 5 mesi, ad avere un curriculum migliore del suo.
19 – Maria Spiridonova, la martire della Rivoluzione
20 – L’influenza senza tempo di Erbakan, il neo-ottomano
21 – Lise Meitner, una vita da Premio Nobel
22 – Maradona, l’ultimo rivoluzionario
23 – Vasile Comta, l’incompiuto
Clicca qui per vedere tutti gli altri “Ritratti” pubblicati dall’Osservatorio
Pingback: I "ritratti" dell'Osservatorio Globalizzazione - Osservatorio Globalizzazione
Pingback: L'eredità politica e spirituale di John Lennon