Una spia rossa in Vaticano: la storia di Alighiero Tondi, il “gesuita comunista”
Sulle colonne di Osservatorio Globalizzazione, ritroviamo l’autore Matteo Manfredini, con la sua ultima opera: Il Gesuita Comunista. Vita estrema di Alighiero Tondi, spia in Vaticano; edito da Rubbettino. In questa opera, Manfredini racconta come il “Professor” Tondi riuscì ad infilarsi nei giochi di potere delle due principali forze politiche dell’Italia post-bellica, ovvero la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano.
Alighiero Tondi, professore alla Pontificia Università Gregoriana a Roma, ad un tratto decide di “scappare”, di lasciare la tonaca e abbracciare il comunismo. Com’è avvenuto questo cambiamento, e cosa è maturato in lui?
Nella seconda metà degli anni Quaranta iniziò una personale riflessione sulla scelta che aveva fatto. Cominciò a leggere Marx e ne rimase sedotto, considerando il comunismo una dottrina in grado di portare l’umanità verso il progresso. Ci mise tempo prima di prendere una decisione definitiva. La sua fuga, nel 1952, fece grande scalpore. Tutti i giornali d’Italia ne parlarono per giorni. Del resto Tondi era un gesuita in vista, ben inserito negli ambienti Vaticani.
I primi anni ’50, videro il consolidarsi della Democrazia Cristiana, ma all’interno della stessa DC, vi erano posizioni che si scostavano nettamente dal centrismo Degasperiano, basti pensare alla scelta del candidato sindaco per Roma. Quale fu il ruolo di Tondi nella famosa “Operazione Sturzo”?
La storia di Tondi si inserisce proprio in quelle dinamiche. L’allora gesuita seguiva da vicino i tentativi di Gedda per creare un partito cattolico di destra alternativo alla DC (soprattutto alternativo al centrismo di De Gasperi). Tondi, si trovò così ad assistere a riunioni segretissime tra Gedda ed esponenti delle destre. Quel tentativo si scontrò con il fallimento dell’Operazione Sturzo, ovvero con l’idea di una lista unica per le comunali a Roma con Dc e destre assieme e con Sturzo capolista.
In questa vicenda, Tondi svolgeva un ruolo di collegamento con le destre post-fasciste per conto di Gedda.
Tondi era veramente una spia, come riportato nel titolo del Suo libro? Quali furono i punti di forza e quelli di debolezza della sua posizione?
Fu una spia in senso stretto, ma non per scelta, e in parte per una certa dose di ingenuità. Quando decise di aderire al Pci, incontrò alcuni importanti esponenti comunisti, tra cui Ambrogio Donini.
Donini fu talmente sorpreso dalla situazione che all’inizio pensò si trattasse di una trappola (o di una bizzarra strategia del Vaticano). Proprio per sfruttare fino in fondo la più unica che rara occasione di un gesuita convertito al comunismo, “suggerì” a Tondi di passare al Pci informazioni segretissime sulla propaganda antisovietica del Vaticano e tutto quanto potesse essere utile alla causa (inclusi i tentativi di Gedda di fare fuori De Gasperi). Cosa che Tondi fece per un anno, soprattutto per dimostrare la sincerità delle sue intenzioni.
Che rapporti vi furono fra Tondi e Togliatti?
Tondi scrisse a Togliatti un paio di volte, quando era ancora gesuita, per “confessargli” la sua volontà di lasciare la Chiesa e aderire al comunismo. Subito Togliatti non lo prese sul serio, poi incaricò Ambrogio Donini di interessarsi alla questione ed eventualmente di incontrare Tondi.
Secondo alcune fonti che riporto nel libro, con Togliatti si sarebbe incontrato un paio di volte. Tondi era convinto che il partito gli avrebbe garantito un incarico politico importante come premio per la sua pubblica abiura, ma in realtà non aveva capito come funzionavano le cose nel Pci. In uno di questi incontri Togliatti mise in chiaro come stavano le cose e Tondi dovette accontentarsi di scrivere qualche articolo su l’Unità e andare in giro per l’Italia a tenere comizi.
Non solo in Italia, ma anche all’estero? Quali viaggi ha compiuto oltre la “Cortina”?
Il passaggio di un gesuita al Pci aveva subito destato l’interesse della stampa comunista, addirittura con articoli sui giornali di Mosca.
Tondi ha viaggiato molto nel blocco comunista, in particolare in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, dove incontrò numerosi alti prelati. Al suo ritorno in Italia scrisse un libro che raccontava del suo viaggio (e che ebbe un discreto successo). Nel volume si elogiano le libertà religiose oltrecortina e l’ottima condizione del clero cattolico nei Paesi comunisti. Naturalmente, tutti i prelati che Tondi aveva incontrato erano stati ben selezionati dal regime comunista, ma lui sembrava addirittura non rendersene conto, credendo a tutto quello che gli veniva raccontato.
Poi a fine anni Cinquanta, Tondi andò con la Moglie Carmen Zanti a Berlino. Per diversi anni fu professore alla prestigiosa università Humboldt e per il Pci fu l’occasione di togliersi dai piedi un personaggio divenuto ormai troppo scomodo e controverso.
Dopo la morte della moglie decise di riprendere la tonaca. Vi furono altre ragioni per tale scelta, e come venne riaccolto?
Già durante il soggiorno tedesco Tondi iniziò un percorso inverso che lo riportò da dove era partito: alla fede cattolica. Dopo meno di dieci anni si rese conto che il partito lo aveva semplicemente usato e nel blocco comunista, dove aveva vissuto, trovò ben poco di glorioso.
Si riavvicinò alla Chiesa negli anni Settanta e dopo la morte della moglie tornò incredibilmente a celebrare messa, grazie all’aiuto del Vescovo di Reggio Emilia Baroni e alla volontà di Giovanni Paolo II
Il Suo libro è stato presentato da Paolo Mieli, nel programma Passato e Presente. Perché, secondo Lei, la vicenda di Tondi fece molto scalpore all’epoca, e come mai è importante conoscerla adesso?
La storia di Tondi, ovvero di un gesuita che diventa comunista per poi tornare prete era più o meno nota, anche se nessuno studio era stato fatto su questa storia.
Passato e Presente 2020/21 – Tondi, il Gesuita spia del PCI – Video – RaiPlay
Tuttavia, proprio mentre indagavo sulla vicenda, mi sono imbattuto in un dossier segretissimo presso l’archivio del Pci di Roma. Qui c’erano le carte (con i nomi di Togliatti e Donini) che raccontavano l’attività spionistica di Tondi. Una vicenda assolutamente inedita ma che fa luce su un pezzo di storia italiana. Grazie a Tondi il Pci era infatti informato sulle attività antisovietiche del Vaticano e sulle manovre di Gedda contro De Gasperi.
Non solo. Per il Pci questa storia doveva rimanere segreta (solo tre persone conoscevano dell’esistenza di una spia in Vaticano: d’Onofrio, Donini e Togliatti). Nessuno doveva sapere che Tondi fosse stato “incoraggiato” a fare la spia da Togliatti in persona, onde evitare di mettere in una situazione imbarazzante il segretario del partito comunista.
Matteo Manfredini, già collaboratore con la rete televisiva belga TV Brussels dove ha condotto una rubrica di arte e cultura; ha lavorato a Bruxelles al Parlamento Europeo, presso la Casa della Storia Europea; nel 2019 ha prodotto e realizzato: A Latere, un documentario sul fenomeno del negazionismo dell’Olocausto, pubblicato su La Stampa Online. Tra le sue pubblicazioni troviamo: Alessandro Carri, un comunista emiliano nelle storie del Novecento; Le Foglie dell’Albero: Itinerari tra religioni e spiritualità a Reggio Emilia; I Giorni del Covid. Cronaca di una Pandemia, tra cui un’intervista sulle nostre colonne.
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