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La lezione di Abraham Maslow per l’era del Covid-19

Maslow

La lezione di Abraham Maslow per l’era del Covid-19

«Noi tendiamo ad assumere come fuori discussione i vantaggi che gìà possediamo soprattutto se non siamo obbligati a lavorare o a lottare per essi. Il cibo, la sicurezza, l’amore, l’ammirazione sono stati sempre a nostra disposizione, non sono mai mancati, allora tendono a sfuggire alla nostra attenzione e perfino a essere svalutati o ridicolizzati».

Abrahm Maslow ha lanciato questo appello nel suo libro Motivation and Personality del 1954, attraverso un percorso di analisi degli individui che può tornare utile ricordare in questo momento ancora di emergenza generata dalla pandemia di Covid-19, E perché trova la sua applicazione in un anno che ha visto momenti drammatici durante l’esperienza della pandemia, dove sofferenza, povertà e ingiustizia sono stati dirompenti sotto tutti i punti di vista? In riferimento a una delle numerose conseguenze teoriche dell’organizzazione della vita motivazionale dei bisogni fondamentali, nella teoria psicologica, disposti secondo un ordine gerarchico, deve farci riflettere, e in che modo?  Proverò a rispondere a queste domande.

Dunque, un modello di analisi che ne potrebbe derivare trova la sua espressione più compiuta nel pensiero di Alfred Adler, secondo cui la psicologia Individuale Comparata, può essere definita una teoria dell’uomo a orientamento olistico, teologico e fenomenologico, vengono individuate come basi motivazionali dell’individuo i bisogni e i valori all’interno della relazionalità, qualità primaria della psiche.

La relazione con il mondo esterno e con la propria persona, il significato attribuito agli eventi, enfatizzano cosi il ruolo decisivo di queste variabili behaviouristiche, stabilendo così una legge di comportamento, in grado di avere una valenza generale, in quanto oscilla sempre dall’analisi congiunta di fattori riconducibili sia al contesto familiare che a quello lavorativo, ma, soprattutto che al più specifico contesto sociale e territorialità, attesa l’eterogeneità dei problemi da affrontare e delle variabili in gioco.

La necessità impellente di salvaguardare la vita umana ha stravolto il nostro modo di vivere, di lavorare, di studiare e di relazionarsi, per far fronte all’emergenza.  Abbiamo vissuto giorni nelle nostre case in maniera molto standardizzata, in attesa di notizie dai telegiornali, di contatti via cellulare, di call telematiche, chi di didattica online, di film in streaming, di raccomandazioni, assicurazioni, paure e, purtroppo anche di limiti imposti.

La “piramide dei bisogni” di Maslow fornisce una chiave di lettura interessante per le questioni dell’anno pandemico.

I limiti imposti dal COVID-19 possono aiutarci a fornirci risposte a livello personale e di collettività anche per comprendere meglio la valenza della stessa piramide di A. Maslow non solo a livello individuale ma anche a livello collettivo. Parallelamente, venendo incontro ad istanze sempre più avanzate del diritto positivo, lo Stato, si è concentrato nella costruzione delle eccellenze delle sovrastrutture del diritto, edificando istituti e modelli orientati all’eccellenza, senza accorgersi che, contemporaneamente, trascurava la piena realizzazione di alcuni diritti naturali dell’uomo (la vita dignitosa, la tutela della salute, la sicurezza fisica e psichica).

Essendo la crescita una realizzazione della propria natura ed essenza, bisogna necessariamente tener conto, dei bisogni, delle capacità e delle tendenze. Una gratificazione di questi bisogni tende a irrobustire la persona e a renderla sana, apprendere ciò aiuta a comprendere la nostra persona e dovrebbe essere visto come uno step fondamentale, in quanto generatore di autoconsapevolezza, autoregolazione e motivazione.

Includere parole  quali valori, bisogni , pensieri istituzioni, appartenenza e cultura, ci permette di dare significatività al carattere simbolico della lezione di Maslow, che in un epoca come quella del Coronavirus esalta la centralità della componente umana, della centralità delle persone, della responsabilità dello Stato, riconosce il dovere di ricorrere a parametri cognitivi e comportamentistici, consente di adottare una prospettiva prettamente scientifica che  contribuisce a dare chiarezza e significato a quel futuro che ci auspichiamo governato da una maggiore Umanità.

Nato a Bari nel 1989, attualmente socio della sua azienda di Famiglia, laureato in magistrale in Economia e Management presso L’Universita Degli Studi Di Bari, con tesi sul passaggio generazionale in azienda, decide di non abbandonare questo tema vivace e attuale ponendo l’accento sul lato psicosociale dello stesso e sulle implicazioni di questa scelta.

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