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L’affascinante storia della Marsigliese

Marsigliese

L’affascinante storia della Marsigliese

Tutti sanno che la Marsigliese (inizialmente composta come “Chant de guerre pour l’armée du Rhin”) fu composta da Claude Joseph Rouget de Lisle nel 1792, a Strasburgo, su commissione del barone Dietrich. Ma, nei miei vagabondaggi in Youtube ho scoperto dei pezzi (ad esempio qui) in cui si afferma che l’inno sarebbe stato composto nel 1781 (dunque 11 anni prima della sua data di nascita sin qui accreditata) dal musicista italiano Giovanni Battista Viotti.

A sostenerlo è il musicologo Guido Rimonda, sulla base di alcuni spartiti recentemente ritrovati del “Tema e variazioni in Do Maggiore per violino e orchestra”.

La questione è ripresa anche in Wikipedia che riferisce anche delle contestazioni di musicisti e musicologi che ritengono un falso lo spartito esibito da Rimonda in quanto la data risulta più marcata del resto del testo, firma di Viotti inclusa, come se qualcuno l’abbia apposta successivamente.

Tuttavia, Rimonda ha rinvenuto successivamente un altro documento (una partitura parziale per il solo violino) con firma e data perfettamente simili ed ha sottoposto questo ad una perizia mercelogica e calligrafica che gli hanno dato ragione.

Non sono un musicologo, ma solo un modesto ascoltatore di musica anche classica e come storico non posso dir nulla anche perché non ho visto materialmente il documento. Posso solo dire che la versione di Rimonda, anche sulla base di altri indizi (ad esempio, De Lisle non firmò mai il suo spartito e, peraltro non mi sembra che si conoscano altre sue composizioni) mi sembra convincente.

Peraltro, già in passato era parso ad alcuni che la Marsigliese avesse dei debiti (in particolare nella prima strofa) verso il tema del primo tempo del Concerto per pianoforte e orchestra n. 25 in Do maggiore K 503 di Wolfgang Amadeus Mozart (1786). E sin qui poco male: la storia della musica è piena di orecchiamenti, citazioni, suggestioni: il “Barbiere” di Rossini ha preso in prestito qualche suggestione da Mozart; De Andrè, nell’attacco della sua “canzone dell’amore perduto” riprende di peso quello del concerto in Re Maggiore per tromba ed archi in continuo di Georg Philipp Telemann e, in qualche altra canzone assorbe echi di operette.

Qui però, non ci troveremmo di fronte ad una singola frase o a una breve citazione ma ad una ripresa pari pari di tutta la melodia. E, in effetti, ascoltando l’esecuzione della partitura attribuita a Viotti non c’è dubbio: la melodia è la stessa.

Ciò non di meno, sostengo che l’autore della Marsigliese non sia Viotti ma Rouget De Lisle.

Mi spiego meglio. In primo luogo il secondo ci ha aggiunto le parole, che, in una canzone, hanno una loro importanza, ma soprattutto ha fornito un prodotto diverso. Viotti ha composto un pezzo di musica da camera con proprie caratteristiche ritmiche e di timbro (a parte alcune variazioni minori), Rouget De Lisle una marcia militare con ben altre variazioni timbriche e ritmiche. Anche strumentalmente il pezzo di Viotti è diverso perché non sembra avere ottoni ed in particolare trombe che, invece, hanno un ruolo comprimario con i violini nella versione della Marsigliese.

Nel brano di Viotti si avverte l’arrivo della musica romantica, ma, nel complesso, si tratta ancora di un pezzo tutto interno alla musica barocca con caratteristiche ritmiche intermedie ad una gavotta o a una giga. La Marsigliese è piena musica romantica il cui ritmo di marcia militare veloce coglie in pieno l’elan rivoluzionario e, fra l’altro, ebbe un effetto non irrilevante imponendo un ritmo di marcia di 120 passi al minuto contro i 60 delle marce precedenti, quel che fu una risorsa molto importante dell’armata francese.

Per cui la questione mi sembra che sinora non sia stata posta correttamente: se la melodia è la stessa, tuttavia Rouget De Lisle l’ha reinventata come marcia militare e canto rivoluzionario e significherà pure qualcosa che lui non ha firmato lo spartito originario della Marsigliese e Viotti non ha mai rivendicato di esserne l’autore, perché, ragionevolmente, non si riconosceva affatto in quel canto.

Così come ha qualche significato che il “Tema” di Viotti fu molto apprezzato negli ambienti dell’aristocrazia, mentre la canzone di Rouget De Lisle fu accolta con entusiasmo dai ceti popolari insorti.

E non ci vuol molto a capire che senza l’intervento del francese, il “Tema e variazioni in Do Maggiore per violino e orchestra” sarebbe rimasto un’opera minore di un musicista italiano, per troppo tempo dimenticato, e non avrebbe mai avuto la popolarità che ha avuto la Marsigliese.

A volte la fortuna di un pezzo musicale, di un libro, di un progetto politico o di qualsiasi altra cosa è dovuto a particolari minori e qui di variazioni ce ne sono parecchie e non secondarie, dato che la musica non è solo la melodia ma anche il ritmo, il timbro, la modalità, per non dire delle parole.

Nel 1792 serviva un pezzo da cantare a voce spiegata, come “canzone del mercato” e veloce, rabbiosa, epica, tutte cose che il pezzo da camera di Viotti non aveva. Il che non toglie che Viotti sia un grande musicista e che il suo pezzo è di notevole valore musicale.

Peraltro, questa polemica ha un risvolto positivo: fa riscoprire un musicista di primo piano come Viotti.

Nato a Bari nel 1952, Direttore dell'Osservatorio Globalizzazione, è ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Milano. E’ stato consulente delle Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Dal 1994 al 2001 ha collaborato con la Commissione Stragi ed è salito alla ribalta delle cronache giornalistiche quando, nel novembre 1996, ha scoperto una gran quantità di documenti non catalogati dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, nascosti nell’ormai rinomato “archivio della via Appia”.

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