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Il default dello Zambia e il problema del debito ai tempi della pandemia

Zambia

Il default dello Zambia e il problema del debito ai tempi della pandemia

Dopo averci parlato dell‘Etiopia Marco D’Attoma descrive un’altra situazione di crisi che sta avvolgendo l’Africa, quella dello Zambia. Buona lettura!

Il 13 novembre 2020 il Governo di Lusaka, capitale dello Zambia, non ha onorato il pagamento di un debito di circa 40 milioni di dollari nei confronti dei propri creditori esteri: alla luce di questo episodio potremmo considerare lo Zambia uno Stato in bancarotta, ovvero uno Stato fallito (in senso economico), il primo nel periodo Covid-19. Sicuramente la pandemia ha influito sulle finanze dello Stato, come sta influendo su tutti gli Stati dipendenti da investimenti esteri o dal turismo, ma come il report di The Economist riporta non è assolutamente la causa principale di questo andamento negativo, ma soltanto la scintilla che ha fatto divampare l’incendio.

Il Presidente attuale, Edgar Lungu, è in carica dal 2011, e membro del Fronte Patriottico (PF): proprio da questo periodo si può osservare come il rapporto debito/PIL ha registrato una impennata paurosa, passando dal 21% del 2011 al 120% del 2020. Il tutto aggravato dal fatto che i detentori di questo debito sono principalmente obbligazionisti occidentali e banche cinesi. Come si può ben immaginare, questi investimenti esteri, che sono tramutati in debiti di Stato, non sono stati affatto impiegati per garantire lo sviluppo e il miglioramento delle condizioni della popolazione zambiana, ma per garantire politiche accomodanti e regalie a livello parlamentare e ministeriale, che hanno irrobustito più una certa classe sociale, che non aspetti essenziali come salute, acqua potabile o educazione, ovvero aspetti che sono tutti espressi all’interno degli SDG delle Nazioni Unite.

Questo andamento economico ha condotto il Paese, ad una vertiginosa impennata dell’inflazione e ad una svalutazione della moneta, il Kwacha, che ha perso valore di circa un terzo in breve tempo, nonché ad un circolo vizioso dal quale è sempre più difficile uscire.

Un repentino andamento economico negativo è sintomo di un sistema politico in deterioramento: a livello di diritti e libertà sia l’indice di Freedom House, sia il democracy index di The Economist riportano non un sistema dittatoriale, ma un sistema che in dottrina politologica viene definito come “regime ibrido”, ovvero un sistema che prende caratteristiche sia da un sistema pienamente democratico, sia da un sistema dittatoriale. Però negli ultimi mesi, quando la situazione era già gravosa, il presidente Lungu aveva tentato di consolidare e salvaguardare il mantenimento del proprio potere per vie comunque legali, ovvero attraverso una riforma costituzionale, ma l’opposizione parlamentare, insieme all’azione della società civile, si sono opposte affinché questa riforma fosse approvata, e  la Corte Costituzionale, attraverso una sentenza, ha rigettato gli emendamenti costituzionali che avrebbero alterato il potere esecutivo: la storia insegna come le persone vulnerabili siano sempre le più pericolose perché disposte a scendere a qualsiasi compromesso pur di restare al comando.

Anche la Chiesa Cattolica locale desta grandi preoccupazioni circa gli sviluppi negativi di questa vicenda, in particolare riguardo alla tenuta democratica del Paese, come riporta monsignor George Cosmas Zumaire Lungu tramite Vatican News, Vescovo di Chipata e presidente della Conferenza episcopale zambiana.

Sono in corso delle riunioni tra il Governo di Lusaka e il Fondo Monetario Internazionale per preparare un piano di ripresa economica attraverso dei prestiti internazionali. Ovviamente il FMI richiede delle garanzie al Governo, e quello che si vuole evitare con certezza è che questi prestiti non servano al PF ed al Governo per soddisfare i propri bisogni politici o per vincere la prossima campagna elettorale.

Senza interventi mirati per fermare questo trend preoccupante, la pace e la stabilità che questo Paese ha conosciuto nella sua storia recente potrebbe svanire precocemente.

Il FMI ha dichiarato che il caso dello Zambia non è un episodio isolato, ma che molti altri Stati africani si trovano ad un passo dal precipizio, e vicini al default finanziario.

Il Covid-19, nella sua perfidia, ha permesso di portare a galla quelle che sono le peggiori contraddizioni ed ingiustizie del Mondo, soprattutto in termini di disuguaglianze e di ingiustizie. La situazione già precaria in Zambia, aggravata dalla pandemia da Covid-19, potrebbe diventare critica, con gravi ripercussioni sul tenore di vita della parte di popolazione più debole.

Per questo motivo, e non solo nel caso specifico dello Zambia, l’Oxfam ha esortato i maggiori detentori dei debiti esteri dei Paesi africani, in vista del G-20 straordinario delle finanze, a cancellare per quest’anno i debiti di questi Paesi, e questo permetterebbe ai paesi africani di destinare maggiori risorse per fronteggiare al meglio la pandemia.

Nato a Bari il 20/12/1994. Ha conseguito la laurea specialistica presso la facoltà di Scienze politiche nell'Università LUISS Guido Carli a Roma. Dopo aver ottenuto una laurea triennale in Scienze politiche presso l'Università degli studi di Bari con lode, ha completato i suoi studi presso la LUISS svolgendo un corso in Relazioni internazionali sempre col massimo dei voti. I suoi ambiti di studio prediletti riguardano prevalentemente la politica sociale europea e gli effetti della globalizzazione nel Mercato del lavoro.

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