Un ponte di pace e sviluppo: il ruolo dell’Italia nella promozione di Odessa Expo 2030
C’è una città in Ucraina, particolarmente legata all’Italia, Odessa. Quella città è oggi tra i bersagli dell’offensiva russa e meta agognata da Vladimir Putin come limite estremo della sua offensiva. Odessa è anche candidata a ospitare l’Expo 2030. Un evento che, col senno di prospettiva che deve guidare chi gestisce le dinamiche di potere in questi tempi complessi, potrebbe sancire il simbolo della rinascita dell’Ucraina oggi invasa. E per Ugo Poletti, imprenditore e giornalista italiano, direttore del The Odessa Journal, da tempo risiedente in città, è giusto che l’Italia ritiri la sua candidatura, presentata per portare l’Expo a Roma, per favorire il porto sul Mar Nero. Ne abbiamo parlato in una conversazione con Poletti, di recente autore del saggio Nel cuore di Odessa.
Che significato avrebbe un Expo a Odessa?
Un evento internazionale del calibro di Expo é un test per l’Ucraina per mostrare la propria capacitá organizzativa e affidabilitá come Paese. Organizzare un’esposizione universale é un processo complesso che ha messo a dura prova perfino l’Italia. Ma la difficoltá aguzza l’ingegno, e sia gli amministratori pubblici, sia gli operatori privati che superano questa prova, si trovano dopo con una esperienza di cui la cittá continua a beneficiare anche negli anni successivi. Se hanno calcolato che l’Expo 2015 ha fatto fare a Milano un salto di qualitá dei servizi di circa 10 anni, per Odessa potrebbero essere un balzo di 30. Inoltre, una cittá che ospita Expo conosce una ribalta internazionale per 6 mesi, che aumenta in modo permanente l’afflusso di turisti anche dopo l’evento.
Lei ha proposto il ritiro della candidatura italiana di Roma in favore di quella della città del Mar Nero. Può valorizzare, questa scelta, i legami tra l’Italia e una città che storicamente le è stata legata?
Proprio questo appoggio italiano ad Odessa assume un grande valore simbolico, perché ricongiunge l’Italia ad una cittá portuale fondata da Italiani del sud, di cui si era praticamente dimenticata. A Odessa ancora oggi gli Italiani si sentono come a casa loro e la popolazione li accoglie quasi come parenti lontani. É un peccato che non ci sia alcuna rappresentanza culturale e diplomatica dell’Italia, a differenza di Francia, Germania, Grecia e Israele, che innondano la cittá di mostre, concerti e rassegne cinematografiche.
E sul fronte politico, può essere un gancio per portare l’Ucraina sempre più vicina all’Italia?
L’Ucraina é un Paese giovane che sta dolorosamente costruendo la sua identitá attraverso un guerra di indipendenza. É ancora un Paese inesperto che ha bisogno del sostegno di altri Paesi piú esperti, soprattutto nel marketing culturale e nell’organizzazione di eventi internazionali. L’Italia per esempio é famosa per i suoi festival musicali e del cinema, per le fiere internazionali, come il Salone del Mobile, le settimane della Moda e Vinitaly, mentre all’Ucraina manca questa esperienza. Una partnership per la promozione di Expo 2030 a Odessa avvicinerebbe molto i due Paesi.
Nel 2030 immaginiamo un’Ucraina desiderosa di sviluppo e ricostruzione tornata alla normalità. Può un Expo celebrare simbolicamente la rinascita di un Paese?
Guardiamo ad un esempio del passato: l’Expo di Siviglia del 1992. Quell’evento fu per la Spagna la prova da mostrare al mondo che aveva voltato pagina rispetto al regime franchista ed era diventata un Paese moderno ed attraente. Inoltre, tutto il Paese fu coinvolto per il successo dell’evento, tra cui le grandi aziende nazionali, non solo quelle locali. Il Governo spagnolo lanció grandi opere come il primo treno ad alta velocitá.
Per l’Ucraina sará lo stesso, se il suo Governo, grazie anche all’esempio italiano di Milan Expo 2015, comprenderá che si tratta di un progetto nazionale. Inoltre, per l’Ucraina sará l’occasione di definire quale immagine da presentare al mondo, che oggi la conosce solo come “granaio d’Europa”, ma pochi sanno delle eccellenze tecnologiche ucraine nell’IT, nelle telecomunicazioni e nell’arte contemporanea.
Come vive la città questa fase complessa del conflitto? Che prospettive vede per l’immediato futuro?
La cittá ha superato la dura prova dell’attacco russo da terra e da mare. La flotta russa del Mar Nero ha perso 14 navi e non é piú in grado di minacciare sbarchi sulla costa. L’esercito russo che avanzava minaccioso dalla Crimea le prime settimane dell’invasione é stato fermato di fronte a Nikolaev e si é dovuto ritirare su Kherson. La cittá ha quindi scongiurato il pericolo di essere occupata e sta rilanciando le attivitá culturali per tenere alto il morale della popolazione e continuare a fornire appoggio alla difesa ucraina.
Nel futuro Odessa potenzierá il suo ruolo di hub logistico per l’export di derrate alimentari e materie prime minerarie, la cui importanza é stata messa in risalto dal blocco navale russo. Inoltre, come capitale marittima, Odessa é la cittá che insegna agli Ucraini, popolo originariamente di contadini e cosacchi, a navigare e gestire i traffici sul mare. Le accademie navali della cittá sfornano ogni anno professionisti per la flotta mercantile mondiale e managers della logistica marittima. Una vocazione che un tempo era la specialitá dell’Italia, di cui oggi l’Ucraina ha preso il testimone.