José Hermano Saraiva, lo storico divulgatore
JUno dei fenomeni televisivi degli ultimi tempi cui stiamo assistendo è la vittoria, nella gara degli ascolti (ammesso che una tal cosa esista), dei programmi di divulgazione storico-scientifica su alcuni format tipici della TV generalista quali i reality show. Cogliendo l’occasione dedichiamo il ritratto ad uno storico, politico e divulgatore portoghese, José Hermano Saraiva.
Saraiva nacque a Leiria (al centro del Portogallo costiero) il 3 ottobre 1919. A 12 anni, insieme alla famiglia, si trasferì a Lisbona, dove frequentò il Liceo Manuel Passos, del quale il padre divenne preside. Il padre, José Venancio Saraiva era infatti insegnante di scuola secondaria e critico d’arte, di impostazione agnostica e positivista e tale indirizzo influenzò poi la sua concezione pragmatista della storia. La madre, Maria Baptista era cattolica devota e anche questo influsso troverà spazio più che altro nell’attività politica. Dopo il liceo, studiò all’Università di Lisbona, ottenendo due lauree, una in Lettere e Filosofia nel 1941 e una in Giurisprudenza nel 1946. Portò avanti sia la carriera da avvocato che quella, soprattutto, di insegnante: dapprima al Liceo Manuel Passos, poi al Liceo Gil Vicente, entrambi a Lisbona e in seguito al Liceo de Horta nelle Azzorre (per la precisione a Faial). Successivamente, nel 1965, venne nominato direttore dell’Istituto per l’assistenza ai minori e preside del Liceo Joao de Castro, insegnando anche, come assistente, presso l’Istituto superiore di scienze sociali e politica d’oltremare. Parallelamente alla sua carriera di docente di scuola secondaria fece un percorso politico che lo vide senza esitazione al fianco di Salazar e dell’Estado Novo.
A 19 anni si unì alla Gioventù portoghese come Cadetto, fino a diventarne Segretario Generale del Comitato Esecutivo. Nel 1955 aderì alla Campagna Nazionale per l’Educazione degli Adulti, divenendone direttore nel 1959, dando il via ad un progetto educativo su larga scala: insieme al medico Rebelo de Sousa fece editare 2 milioni di copie di libri di testo sussidiari destinato ai cittadini già alfabetizzati ma con scarse possibilità di accesso alla cultura. Il taglio non semplice ma divulgativo ne favorì la tiratura. Dal 1959 al 1963 fu Assessore alla Cultura del Comune di Lisbona, dal 1957 al 1961 membro dell’Assemblea Nazionale e dal 1965 al 1973 avvocato alla Camera delle Corporazioni. L’apice della sua carriera politica fu quando ebbe la possibilità di dirigere il dicastero dell’Istruzione dal 1968 al 1970.
Si trovò di fronte uno dei periodi più travagliati dell’Estado Novo: Salazar era malato, fu colpito da un ictus e dovette ritirarsi dalla vita politica. Questo fatto, unitamente al movimento studentesco del ‘68 francese, suscitò speranze di rinnovamento anche nei giovani portoghesi, soprattutto a Coimbra, da dove iniziarono le proteste. La repressione, in cui Saraiva ebbe le sue responsabilità, fu dura: molti studenti dissidenti vennero forzatamente mandati in guerra nelle colonie che lo stato faticava a tenere e in gran parte non tornarono. Dimessosi nel 1970, ricoprì la carica di Ambasciatore in Brasile fino al 25 aprile 1974.
Con la fine dell’Estado Novo cessò la sua carriera politica ma anche quella accademica pubblica (negli anni ‘80 insegnò poi all’Università Autonoma di Lisbona), conservando i suoi ruoli di membro dell’Accademia di Storia e dell’Accademia delle Scienze. Con l’avvento della democrazia non sparì però dalla scena pubblica, conducendo per la RTP (l’emittente radiotelevisiva pubblica portoghese) programmi divulgativi di straordinario successo. Il primo fu “Orizzonti della memoria” andato in onda tra il 1996 e il 2003 (315 puntate da 30’) in cui Saraiva in ogni puntata presentava un luogo del Portogallo, con i suoi monumenti, la sua storia e le persone ad esso legate, andando a scovare e a rispolverare un patrimonio spesso tenuto in cattive condizioni. Il secondo, dal 2003 al 2011 fu “L’anima e le Persone”: 455 puntate di 30’ in cui anziché partire dai luoghi, si incominciava con la trattazione di una persona, per riscoprirne il percorso storico e geografico all’interno del Paese. Il tono sobrio, talora improvvisato e informale diedero alla rete RTP2 eccezionali ascolti.
Saraiva oltre che divulgatore fu storico affermato e giurista. Nel suo ruolo di storico si rivide l’influenza positivista paterna: era infatti idea di Saraiva che fosse difficile comprendere l’evoluzione politica senza conoscere l’evoluzione delle forze economiche che vi erano dietro. D’altra parte non era possibile descrivere il gioco delle forze economiche se non lo si vedeva all’opera in società concrete, formate da uomini, gruppi, sentimenti e conflitti. Uomini e gruppi che poi esprimevano le loro volontà e idee in determinate forme di cultura. Le quattro dimensioni della storia erano per lui: quella politica, quella economica, quella sociale e quella culturale; quattro macrocategorie astratte nelle quali andavo enucleati i fatti e le loro relazioni reciproche. L’idea della storia di Saraiva era profondamente antiromantica e la sua attività di storico era volta ad un pragmatismo che voleva che fossero le parole, nel cammino del progresso, a dover servire ai fatti e non i fatti a doversi sacrificare alle emozioni delle parole. La sua opera maggiore a livello storico è una “Storia del Portogallo” in 3 volumi; mentre quella di maggior successo fu “Storia concisa del Portogallo” tradotta in tutte le maggiori lingue. Sul piano pedagogico ricordiamo invece “La pedagogia del libro” e “Il futuro della pedagogia”. Il Saraiva giurista, forse il lato meno brillante, ha comunque prodotto diverse introduzioni al diritto e opere critiche sul tema del contratto e del diritto internazionale.
Saraiva non rinnegò mai il suo appoggio all’Estado Novo e la sua stima per Salazar che giudicava un uomo retto, sobrio e austero nello stile di vita, talora confondendo il giudizio storico/politico con quello morale, per quanto riguarda questo periodo. Saraiva aveva un fratello maggiore, José Antonio Saraiva, storico della Letteratura e professore a sua volta, che ebbe una visione politica del tutto opposta alla sua: iscritto al Partito Comunista Portoghese, venne incarcerato nel 1949, gli fu impedito di insegnare e fu costretto all’esilio nel 1960 (prima in Francia e poi nei Paesi Bassi, dove insegnò all’università). Antonio rientrò in Portogallo nel 1974 e divenne professore alla Facoltà di Lettere di Lisbona. I due fratelli, pur su fronti politici opposti, erano legatissimi e fittissima era la corrispondenza legata alla storia portoghese. Hermano ammirava molto suo fratello per le opere dedicate a Camoes, Fernao Lopes, Gil Vicente, Julio Dinis e la storia del teatro e della letteratura portoghese.
Ritiratosi dalla televisione nel 2011 morì l’anno seguente a Palmela.
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Andrea Sommazzi
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