Non c’è futuro per l’Italia senza attenzione ai giovani: 20e30 suona la carica ai partiti
Il progetto social 20e30, nelle ultime settimane, sta facendo parlare di sé come strumento di coinvolgimento giovanile via social nelle dinamiche politiche ed elettorali. Un grido social di rabbia che abbraccia la generazione dei venti-trentenni alle prese con una politica che spesso si mostra lontana dalle loro istanze, dal loro modo di ragionare, e che ‘stupisce’, soprattutto in negativo. A lanciare l’iniziativa Lorenzo Pavanello, che è partito dalla campagna social della pagina Instagram “Aggiornamenti Quotidiani dalla Terza Repubblica” (AQTR) per mettere in campo una piattaforma di richieste esplicite ai partiti politici sulle proposte che intendono proporre per i venti-trentenni in vista della prossima campagna elettorale.
Per capire la genesi di questo interessante fenomeno a cui diverse formazioni hanno già aderito abbiamo voluto conversare con Mattia Angeleri, ideatore della pagina AQTR. Angeleri, 26 anni, avvocato inserito in uno studio che tratta prevalentemente la materia del diritto del lavoro, ci parla delle radici della sua iniziativa.
Che importanza ha il coinvolgimento dei giovani nelle campagne elettorali odierne? Su cosa si focalizza il vostro progetto per incentivarlo?
Le campagne elettorali moderne, parlano i dati, sono sempre più incentrate verso le generazioni over 55. Il 25 settembre è stimato che per ogni tre over 55 andrà a votare un under 35.
Tale aspetto è estremamente preoccupante: la politica, soprattutto in campagna elettorale, è incentrata sul convincimento dell’elettore ed è chiaro che dunque si vadano a privilegiare proposte per la fascia elettorale che più si recherà alle urne, con ripercussioni anche nella fase post elettorale. La politica non può prescindere dal consenso.
Se tali considerazioni appaiono assolutamente logiche tuttavia sollevano un grosso problema: una classe dirigente che non considera i giovani quale target specifico su cui investire le risorse rischia di portare il paese in un vicolo cieco e senza prospettive.
In un’Europa e in un mondo che corre sempre più veloce e che pone i giovani in ruoli dirigenziali dello Stato, l’Italia rischia di rimanere indietro e di chiudersi al cambiamento.
Per tale ragione abbiamo pensato ad una cosa molto semplice per contrastare questa deriva: abbiamo sollevato il problema lanciando una sfida trasversale e rivolta all’intera classe politica per capire chi volesse impegnarsi a inserire nei programmi elettorali proposte per le giovani generazioni concrete e realizzabili.
Tale sfida necessitava della formazione di una squadra che fosse in grado di garantire la trasversalità ideologica dell’iniziativa e che ci permettesse di usare il web, una volta definite delle chiare regole di ingaggio, per permettere ai partiti di dimostrare che la loro adesione non fosse stata mera propaganda elettorale.
La politica odierna presenta infatti due grossi problemi:
- un forte astensionismo che colpisce soprattutto le giovani generazioni, sempre più disilluse e distanti dalla politica, non essendoci modelli in grado di rappresentarli e dare loro centralità progettuale;
- un Parlamento che sta perdendo sempre più la sua funzione di legislativa: i dati parlano di una centralizzazione governativa dell’attività legislativa con un Parlamento spesso relegato alla mera conversione di decreti legge o alla stesura di leggi delega che rimettano le decisioni centrali al potere esecutivo.
Il nostro progetto si pone l’obiettivo di combattere questi aspetti, con un modello nuovo e differente rispetto a quanto visto fino ad oggi, dotato di trasversalità ideologica, incentrato sulla competenza tecnica delle singole figure presenti all’interno del progetto e contrario a qualsivoglia forma di antipolitica e anti sistema.
Abbiamo come obiettivi il fornire una informazione chiara e certificata, permettendo ai giovani di orientarsi al voto in base al raffronto delle loro idee con quelle dei partiti aderenti; il convincere i giovani a partecipare al dibattito e a votare, evitando così che la politica ci reputi un target marginale e l’essere una garanzia per la nostra generazione, aiutando a verificare, nella prossima legislatura, che le promesse divengano realtà.
Daremo fiducia ai partiti aderenti: li ascolteremo e diffonderemo in maniera super partes le loro proposte per la nostra generazione e le modalità con le quali pensano concretamente di attuarle. Successivamente, ci impegneremo a verificare che quanto detto non resti lettera morta.
L’agenda della lotta alla disuguaglianza generazionale rischia di essere dimenticata anche in questa campagna elettorale. Volete mobilitare le forze politiche a riflettere sul tema?
Il progetto 20e30 nasce proprio da questa considerazione, ovvero che la politica avrebbe messo i giovani in secondo piano, sia a livello di promesse elettorali sia di attuazione delle stesse, nel corso della legislatura che si sta affacciando.
La sfida è stata lanciata e molti partiti hanno subito cominciato ad aderire: Volt, Radicali, Movimento 5 stelle, PD, Azione, +Europa, SI, Verdi, Possibile, PSI, Italia Viva.
La nostra intenzione non è mai stata quella di fare propaganda elettorale: l’interesse è sempre stato quello di fornire una chiara e certificata informazione che permetta ai giovani di orientarsi al voto in base al raffronto delle loro idee con quelle dei partiti aderenti e di ridurre conseguentemente l’astensionismo, mantenendo alta l’attenzione sulle tematiche giovani sia nel corso della fase elettorale sia in quella post elettorale.
Il progetto è aperto trasversalmente a tutti i partiti e ci auspichiamo che tutti aderiscano in modo da garantire il maggior coinvolgimento possibile della politica all’iniziativa, anche nell’ottica della prossima legislatura.
Più partiti aderiranno, più sarà possibile dimostrare che la nostra classe politica ha a cuore il futuro dei giovani. L’appello resta rivolto a tutti e garantiremo trasparenza e trasversalità.
In questo paese si è smarrita la voglia di fare politica? A cosa imputate il basso tasso di coinvolgimento e l’alto astensionismo?
Per rispondere a questa domanda credo sia necessario compiere una distinzione tra politica partitica e politica non partitica: con il primo termine si rappresenta la politica di palazzo, con il secondo termine l’attivismo politico svolto al di fuori delle istituzioni.
Parlando con i miei coetanei, mi sono accorto come solo la politica di palazzo sia vista come qualcosa di estremamente distante e lontana. La passione per la politica è ancora forte ma c’è disillusione verso un sistema che non funziona più.
Ritengo che la sfiducia verso questo tipo di politica sia dovuta ad un fattore molto semplice, ovvero la mancanza di partecipazione attiva dell’elettore. L’elettore viene considerato come un mero target di marketing da convincere durante la fase elettorale ma, immediatamente dopo, si perde, se non in rari casi, il contatto con lo stesso, dando priorità alle analisi di mercato e alle proiezioni economiche.
In tal senso, credo che una prima falla sistemica sia insita nella nostra legge elettorale che presenta il grosso limite di non permettere a chi deve essere rappresentato la scelta diretta del proprio rappresentante, imponendo listini bloccati che rendono più importante il legame con il capo di partito piuttosto che il legame con la gente che va a votare.
In altri termini, se oggi vuoi fare carriera politica a livello nazionale, strategicamente è più conveniente dimostrare fedeltà a chi predispone i listini elettorali piuttosto che al cittadino.
Il rischio che vedo è dunque la creazione di un sistema parlamentare poco rappresentativo che genera automaticamente sfiducia al cittadino medio.
Il tutto viene aggravato, come detto, dallo scarso ruolo che oggi gioca il Parlamento dal punto di vista legislativo e dall’eccessiva influenza dei mercati e dei gruppi di interesse nelle scelte politiche.
E’ pertanto evidente che un sistema del genere non possa che generare un basso coinvolgimento e, di conseguenza, un forte astensionismo.
Un aumento del coinvolgimento aumenterebbe a mio avviso l’interesse verso la politica: per usare una metafora, genera maggior coinvolgimento guardare una partita di calcio o avere la possibilità e gli strumenti per giocarla in prima persona?
Che idee pensate di possa trarre come ispirazione su questo fronte dall’esempio della scuola dell’Italia Repubblicana?
Credo che 20e30 dovrebbe trarre degli insegnamenti dal passato ma auspicare una politica completamente differente da quella che abbiamo visto fino ad ora.
Abbiamo assistito, nelle ultime legislature, sia a movimenti che sono nati per spaccare la politica dall’interno, per abolire la casta e che si sono ritrovati ad essere ben presto parte integrante del sistema che hanno sempre criticato, sia a movimenti connotati ideologicamente che hanno provato a rimuovere le etichette partitiche partendo dalle piazze ma che si sono squagliati come neve al sole a causa di alcune scelte discutibili dei loro leader.
Tali sistemi devono essere studiati e devono essere da monito per evitare che certi errori vengano ripetuti nel laboratorio sperimentale che abbiamo creato.
Rispetto alla politica della prima e della seconda repubblica, la terza ha il grande vantaggio di avere uno strumento mediaticamente fortissimo e accessibile a tutti: i social network.
Partiamo perciò da alcuni punti fermi: 20e30 ha dimostrato che i giovani vogliono avere peso e parola all’interno di questa tornata elettorale, senza necessariamente passare attraverso dinamiche partitiche vecchie e obsolete.
Siamo nati in un contenitore (i social) ideologicamente trasversale e non connotabile come di destra o di sinistra, abbiamo costituito una squadra composta da ragazze e ragazzi moderati e privi di tessera partitica e che vivono la politica come passione e non come professione (avendo un reddito proprio ed autonomo) e abbiamo fin dal primo giorno dato fiducia a tutta la classe politica chiedendo loro di fare proposte concrete e tangibili per la nostra generazione.
Siamo di fronte ad un progetto che si pone l’obiettivo di essere garante di due generazioni e tramite tra i giovani e la classe politica. Un obiettivo ambizioso, ma insieme ce la possiamo fare.