Camus oltre il realismo politico
Giuseppe Gagliano ci porta oggi alla scoperta della visione della politica internazionale propria di Albert Camus, uno dei principali scrittori del Novecento. La componente più interessante di questa visione era proprio il rifiuto, ad opera di Camus, delle logiche bipolari della Guerra Fredda in un’epoca che non sembra offrire alternative reali ad essa.
In numerosi articoli – apparsi tra il 1947 e il 1957 – l’autore ebbe la possibilità di esprimere a chiare lettere la propria posizione di intransigente rifiuto della logica bipolare e di quella totalitaria.
Collocandosi al di fuori di ogni schieramento partitico precostituito, pose sempre l’enfasi sulla necessità di tutelare l’autonomia e la libertà intellettuale rigettando come aberranti la logica del realismo politico il cui cinismo avrebbe portato l’umanità sull’orlo del baratro.
Al contrario il rispetto dell’individuo si concretizzò per Camus nel sostegno alla rivolta operaia polacca del luglio del 1956 e di quella di Berlino del 1953 e nel conseguente rifiuto sia della logica poliziesca che di quella mercantile individuando limiti e violazioni dei diritti in qualunque luogo del mondo indipendentemente dal contesto politico.
Proprio la fede nella libertà e nella giustizia, permetteranno a Camus di opporsi frontalmente a chi cerca di reprimerle o eliminarle,di opporsi alla proliferazione degli imperialismi e dei totalitarismi, di denunciare senza mezzi termini che la violazione dei diritti umani viene regolarmente portata avanti da tutti i governi, da tutti quei governi che intraprendono una politica di potenza totalitari o democratici che siano.
Al contrario, i movimenti per la pace sono per Camus gli unici veri realisti nei confronti dei quali l’intellettuale libero deve dare il proprio consenso come deve darlo nei confronti di coloro che condannano sia la pena di morte che il sistema concentrazionario. Superare la cecità dogmatica di chi ci vorrebbe chiudere all’interno di logiche che prevedono l’aut aut, è un compito certamente arduo ma improcrastinabile per Camus che seppe cogliere con un colpo d’occhio la presenza di una ideologia predatoria dietro gli inviti a compiere una scelta di parte.
Assai più difficile è invece impegnarsi a sostegno della democrazia internazionale, a sostegno di tutti gli operai che davanti ad un carro armato urlano il loro diritto ad essere liberi; assai più difficile è impegnarsi a denunciare il terrore totalitario, il monopartitismo, l’uso della delazione come forma di giustizia politica, l’uso del catechesimo politico come strumento di indottrinamento e manipolazione mentale.