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Il ritorno in campo dell’indipendentismo agita la Corsica

Corsica

Il ritorno in campo dell’indipendentismo agita la Corsica

L’indipendentismo torna a muoversi in Corsica. Il 5 maggio 2021 si è tenuta una conferenza stampa clandestina in cui si annunciava la creazione di una cellula armata del Fronte di Liberazione Nazionalu Corsu. Il nuovo nucleo ha il nome di FLNC Maghju 21 cioè FLNC maggio 21. È il primo annuncio dopo anni di silenzio quasi totale come si vedrà. La data è significativa perché è l’anniversario della creazione del FLNC originale, fondato quarantacinque fa, il 5 maggio 1976. L’annuncio è avvenuto, come già detto, in un incontro con la stampa illegale a cui sono stati invitati solo i giornalisti di “Via Stella”, una tv corsa. Un evento molto particolare che suscita preoccupazione ma cosa hanno detto questi nuovi campioni dell’indipendentismo corso nel loro annuncio?

Un messaggio chiaro

In prima battuta i patrioti della Corsica hanno pesantemente criticato il partito Pe’ a Corsica che raccoglie le sigle nazionaliste dell’isola mediterranea. I membri del FLNC hanno affermato che non c’è stato nessun reale cambiamento politico nonostante l’exploit del 2015, quando i nazionalisti arrivarono al 35%. La colpa è dello Stato francese che continua a opprimere i corsi. Queste le parole dette ai selezionati giornalisti presenti: “La maggioranza di Pè a Corsica non ha saputo mantenere le aspettative della posta in gioco. Erano più concentrati nella gestione di una comunità che nella costruzione di una nazione ” e poi ” loro (i funzionari eletti, quindi) sembrano visibilmente mettere più energia nella campagna elettorale permanente e nell’elettoralismo che imporsi con le loro proposte e azioni quotidiane”.

La loro accusa è quella di essere caduti nell’elettoralismo e di essersi limitati a gestire la situazione come vuole Parigi senza cercare maggiore autonomia per la Corsica.

Una Corsica in difficoltà a causa del traffico della droga e della mafia che imperversano nelle città corse. Dopo queste dichiarazioni il discorso diventa più criptico: “Da parte nostra dopo lunghi mesi di dibattiti, noi, molti militanti di tutte le componenti del FLNC, abbiamo preso la decisione di una ridistribuzione tattica. In attesa di un vero processo di risoluzione della questione nazionale corsa .

La locuzione “ridistribuzione tattica” apre a molteplici chiavi di lettura. Ma probabilmente è una formula un po’ annacquata per affermare la volontà di riprendere la lotta armata. Questa opinione è rafforzata da ciò che viene affermato successivamente. Il popolo corso deve votare per le liste dichiaratamente nazionaliste ma andare oltre all’elettoralismo di cui è rimasta vittima la lista Pe’ a Corsica. L’espressione che hanno usato i nuovi indipendentisti corsi è “lotta di massa”. Infine la richiesta allo Stato francese: iniziare un vero processo di riconoscimento dei diritti dei corsi e liberare i prigionieri politici.

Breve storia dell’indipendentismo in Corsica

La volontà dell’indipendenza della Corsica ha origine antiche. Già nel 1755 l’isola mediterranea si ribellò ai nuovi padroni genovesi. La resistenza, che sottrasse al controllo della città ligure ampie porzioni di territorio, fu guidata da Pasquale Paoli. Egli fu anche colui che guidò i patrioti corsi nel 1769 quando cercarono di respingere l’invasione francese. Il tentativo non ebbe successo e la Corsica passò sotto il controllo di Parigi. Dopo un periodo di malcelata insofferenza nei confronti della Francia la voglia di indipendenza corsa riesplose. Negli anni ’60 del 1900 furono innumerevoli gli attacchi dinamitardi sia sull’isola sia sul continente. Il movimento nazionalista e indipendentista furono guidate da figure come Edmond Simeoni. Il 5 maggio 1976 venne fondato il già citato Fronte Nazionale Corso che si evidenziò subito come un movimento attivissimo. Già nella notte della sua creazione, tra 4 e 5 maggio, furono ventidue gli attacchi tramite bombe, sparse tra Nizza, Marsiglia e la Costa Azzurra. Il 13 gennaio 1978 gli indipendentisti corsi attaccarono una base NATO nell’isola, a Solenzara. L’attacco fu respinto ma fu un chiaro segnale delle potenzialità dei nazionalisti corsi. Gli attacchi dinamitardi furono innumerevoli ma un’altra azione clamorosa fu quella del 1998. A farne le spese fu il prefetto Claude Erignac, rimasto ucciso.

Ai giorni nostri

La decisione di fermare la lotta armata è avvenuta il 19 dicembre 2014. L’anno dopo ci fu la già menzionata vittoria dei nazionalisti. Nel 2019 Macron sbarcò sull’isola nel contesto della pacificazione nazionale che lo portò anche a dialogare con i Gilet Gialli. Il presidente francese venne accolto in maniera quantomeno ostile. Oltre ad essere stato definito “persona non grata” da una cittadina che visitò, ci furono anche bombe non esplose a Bastia. Macron insomma non ricevette un’accoglienza molto calorosa. Nel 2020 venne annunciata, in maniera simile a quella che si è vista quest’anno, ma conseguenze non ci sono state. La proclamazione del nuovo LFNC fu successiva a un episodio inquietante: furono sparati numerosi proiettili contro il commissariato Montesoro a Bastia. I quattro indipendentisti corsi, totalmente incappucciati, annunciarono la rinascita della “Cunsulta populara naziunale”, un organo di governo parallelo alle istituzioni della Repubblica francese.

Il primo punto è capire quanto sia fondata la minaccia di tornare alla lotta armata da parte di questi presunti ex membri del LFNC. Ma resta il fatto che è il secondo annuncio di questo tipo negli ultimi anni. Il segnale è quindi quello che un malcontento sotterraneo è ben presente. La chiave di lettura di questo evento è di conseguenza duplice. Da una parte è l’ennesimo indizio di una Francia sotto pressioni da più parti. Prima la lettera dei generali e poi questa dichiarazione degli indipendentisti corsi. Dall’altra la sensazione che in Europa stiano tornando movimenti che sembravano scomparsi vista la “post storicità” del Vecchio Continente. Oltre ai corsi, anche i lealisti nordirlandesi. La gravità dei secondi è già stata testimoniata dalle manifestazioni violente delle scorse settimane, la pericolosità dei primi è invece tutta da testare ma le premesse non sono delle migliori.

Brianzolo nato nel 2000. Studente di Storia presso la Statale di Milano, appassionato di politica nazionale e internazionale. La sua attenzione maggiore si concentra sui rapporti tra Nazioni. Nutre un particolare interesse per le questioni sociali ed economiche che legano i vari Stati e tiene sempre un occhio fisso sulla storia. Collabora anche con L’Antidiplomatico dove gestisce lo spazio “Un altro punto di vista”.

Comments

  • Gianni Sartori
    3 Marzo 2022

    RIMANE IN COMA IL MILITANTE INDIPENDENTISTA CORSO YVAN COLONNA

    Gianni Sartori

    Nonostante ieri wikipedia l’avesse già tumulato (riportando la presunta data – 2 marzo 2022 – di morte, oggi tolta) Yvan Colonna, se pur in coma post atossico, è ancora vivo.

    Le condizioni del militante indipendentista (un DPS: “détenu particulièrement signalé”) comunque restano gravissime e si dispera per la sua sopravvivenza. Ieri, 2 marzo, è stato aggredito (nel tentativo di strangolarlo a mani nude) dentro al carcere di Arles (Bouche-du-Rhone) dove scontava l’ergastolo per l’assassinio del prefetto Claude Erignac (delitto di cui si è sempre professato innocente). L’aggressore avrebbe agito mentre Colonna si esercitava da solo in palestra e sarebbe, condizionale d’obbligo, un altro detenuto condannato per terrorismo jihadista.

    Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha dichiarato che “verrà fatto tutto il possibile per fare chiarezza su questa aggressione” aggiungendo di aver apprezzato le reazioni “moderate” dei politici corsi.

    In realtà non tutte le reazioni in Corsica sono state “moderate”. Soprattutto perché da tempo si chiedeva il trasferimento di Colonna in un carcere dell’Isola di Granito.

    Così hanno commentato i suoi familiari: “Lo Stato era giuridicamente responsabile della sicurezza di Yvan Colonna. Se muore, l’amministrazione penitenziaria e l’intera gerarchia politica dovranno renderne conto”.

    Il presidente del consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni si è spinto oltre affermando che “lo Stato porta una responsabilità schiacciante” in questa vicenda.

    Nato ad Ajaccio nel 1960, da padre corso e madre bretone, Yvan Colonna era in seguito vissuto per alcuni anni a Nizza. Rientrava definitivamente in Corsica nel 1981 per diventare pastore e militante del FLNC. Arrestato dopo quattro anni di latitanza, veniva condannato definitivamente nel 2007.

    Inevitabile qualche analogia con la morte, in circostanze mai definitivamente chiarite, di Mark Frechette (quello di “Zabriskie Point” e di “Uomini contro”) nel settembre 1975 (stesso giorno della fucilazione del Txiki e di altri quattro antifascisti in Spagna, coincidenza). L’attore-carpentiere-ribelle era in carcere per una rapina (con armi scariche) con cui intendeva finanziare una Comune di Boston a cui si era aggregato insieme a Daria Halprin (che poi se ne andò per sposare Denis Hopper). Comune dove Mark aveva già versato tutto il denaro ricevuto per la partecipazione al film di Antonioni.

    Venne trovato in palestra soffocato dal bilanciere di 70 chili con cui su stava allenando.

    Altra analogia con l’accoltellamento subito dai brigatisti Moretti e Fenzi nel luglio 1981 per mano del mafioso Salvador Fare Figueras. Già responsabile dell’uccisione di due carabinieri (Tonino Gubbioni e Giuseppe Terminiello) nel maggio 1979 e del militante libertario Salvatore Cinieri nel settembre 1979 (ops! 27 settembre: altra coincidenza sincronica?) alle Carceri Nuove di Torino.

    Gianni Sartori

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  • Gianni Sartori
    3 Marzo 2022

    RIMANE IN COMA IL MILITANTE INDIPENDENTISTA CORSO YVAN COLONNA

    Gianni Sartori

    Nonostante ieri wikipedia l’avesse già tumulato (riportando la presunta data – 2 marzo 2022 – di morte, oggi tolta) Yvan Colonna, se pur in coma post atossico, è ancora vivo.

    Le condizioni del militante indipendentista (un DPS: “détenu particulièrement signalé”) comunque restano gravissime e si dispera per la sua sopravvivenza. Ieri, 2 marzo, è stato aggredito (nel tentativo di strangolarlo a mani nude) dentro al carcere di Arles (Bouche-du-Rhone) dove scontava l’ergastolo per l’assassinio del prefetto Claude Erignac (delitto di cui si è sempre professato innocente). L’aggressore avrebbe agito mentre Colonna si esercitava da solo in palestra e sarebbe, condizionale d’obbligo, un altro detenuto condannato per terrorismo jihadista.

    Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha dichiarato che “verrà fatto tutto il possibile per fare chiarezza su questa aggressione” aggiungendo di aver apprezzato le reazioni “moderate” dei politici corsi.

    In realtà non tutte le reazioni in Corsica sono state “moderate”. Soprattutto perché da tempo si chiedeva il trasferimento di Colonna in un carcere dell’Isola di Granito.

    Così hanno commentato i suoi familiari: “Lo Stato era giuridicamente responsabile della sicurezza di Yvan Colonna. Se muore, l’amministrazione penitenziaria e l’intera gerarchia politica dovranno renderne conto”.

    Il presidente del consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni si è spinto oltre affermando che “lo Stato porta una responsabilità schiacciante” in questa vicenda.

    Nato ad Ajaccio nel 1960, da padre corso e madre bretone, Yvan Colonna era in seguito vissuto per alcuni anni a Nizza. Rientrava definitivamente in Corsica nel 1981 per diventare pastore e militante del FLNC. Arrestato dopo quattro anni di latitanza, veniva condannato definitivamente nel 2007.

    Inevitabile qualche analogia con la morte, in circostanze mai definitivamente chiarite, di Mark Frechette (quello di “Zabriskie Point” e di “Uomini contro”) nel settembre 1975 (stesso giorno della fucilazione del Txiki e di altri quattro antifascisti in Spagna, coincidenza). L’attore-carpentiere-ribelle era in carcere per una rapina (con armi scariche) con cui intendeva finanziare una Comune di Boston a cui si era aggregato insieme a Daria Halprin (che poi se ne andò per sposare Denis Hopper). Comune dove Mark aveva già versato tutto il denaro ricevuto per la partecipazione al film di Antonioni.

    Venne trovato in palestra soffocato dal bilanciere di 70 chili con cui su stava allenando.

    Altra analogia con l’accoltellamento subito dai brigatisti Moretti e Fenzi nel luglio 1981 per mano del mafioso Salvador Fare Figueras. Già responsabile dell’uccisione di due carabinieri (Tonino Gubbioni e Giuseppe Terminiello) nel maggio 1979 e del militante libertario Salvatore Cinieri nel settembre 1979 (ops! 27 settembre: altra coincidenza sincronica?) alle Carceri Nuove di Torino.

    Gianni Sartori

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