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Pakistan, capire un Paese decisivo per la geopolitica asiatica

Pakistan

Pakistan, capire un Paese decisivo per la geopolitica asiatica

Daniele Perra, La terra dei puri. Ideologia e geopolitica del Pakistan

2021, Anteo (Cavriago), 168 pagine, Euro 16.00

I testi di Daniele Perra sono profondamente diversi dalla maggior parte dei testi di geopolitica presenti sul mercato. Daniele – mi permetto di dargli del tu perché mi onoro di poterlo definire amico – è allievo modello della scuola della Rivista Eurasia, animata ormai da lustri dal Professor Claudio Mutti.

Eurasia è ormai l’ultima rivista teorica di geopolitica attiva nel nostro paese, specie dopo la virata di LIMES, da qualche anno ormai, dalla pura geopolitica ad un misto di attualità e geopolitica.

Per Daniele Perra e per Eurasia la geopolitica rimane qualcosa di distinto da questo; essa è e resta una “disciplina interdisciplinare” – ci si perdoni il bisticcio – che studia certamente la relazione tra potere, politica e spazio geografico (determinato e non mutevole per definizione), ma anche e soprattutto tra potere, politica e spazio umano (culture, etnie, fedi, volontà). Mente però la linea di Limes insiste sul fatto che la “strategia” di un paese sia predeterminata e possa al massimo essere più o meno efficacemente riconosciuta dalla classe dirigente di questi – alla quale è quindi concesso dalla Storia e della Geografia solo di occuparsi di tattica – Eurasia insiste sul fatto che nella parola composta “geopolitica” la parte “politica”, cioè il fattore umano, politico e culturale, pesi quanto, se non più, della parte “geo”. Come ricorda spesso il Professor Giannuli Direttore dell’Osservatorio Globalizzazione, se la strategia fosse un dato eterno, scritto nella Storia e inciso nella geografia, e la misura dell’efficacia delle classi dirigenti fosse quella di adattarvisi al meglio senza poterlo contestare, l’Italia sarebbe ancora divisa con il suo Nord ancora parte dell’Impero Austroungarico: corollario della “linea LIMES” è infatti quello che negli spazi imperiali non si entra per libera scelta (il che può spesso essere anche vero) e per scelta non se ne può mai uscire.

Ecco perché il libro di Perra, diviso in due parti, impiega l’intera prima parte a delineare il profilo ideologico, ideale e culturale che fonda lo stato pakistano. Con la dottrina e la profonda cultura alle quali ci ha abituato nelle sue opere precedenti dove si confronta con il pensiero dei grandi della filosofia e della geopolitica (menzioniamo Essere e Rivoluzione. Ontologia heideggeriana e politica di liberazione, uscito nel 2019 per Nova Europa e soprattutto Dalla geografia sacra alla geopolitica, uscito nel 2020 per Cinabro Edizioni, entrambe consolidate realtà dell’editorialistica indipendente di qualità) Perra ricostruisce l’idea stessa di Stato per l’Islam nelle sue declinazioni persiane e indiane e ripercorre i suoi fondamenti nel pensiero islamico delle origini, per arrivare alla lotta contro l’imperialismo britannico e il nazionalismo delle destre indù. Se i padri della patria pakistana si fossero abbandonati ad accettare passivamente la splendida sudditanza all’impero britannico, o al nazionalismo etnico delle piccole patrie razziali (che tanto va di moda nell’Europa di oggi, dalla dissoluzione jugoslava a certi grotteschi esponenti del cosiddetto “sovranismo” che imperversano nelle capitali dell’Europa Orientale, proconsolati militari statunitensi di frontiera), il Pakistan non esisterebbe: sarebbe una provincia altrui, oppure un groviglio di staterelli monoetnici, sorta di “Balcani asiatici” (e non è detto che il sogno di molti demiurghi occidentali non sia proprio riservare un tale destino al Pakistan, all’Iran, alla Cina, alla Russia, dopo i riusciti o semiriusciti esperimenti in Europa Orientale e Oriente Vicino).

La seconda parte dell’opera, quella dedicata alla storia politica contemporanea del paese, alla sua economia e ai suoi aspetti militari, non è meno importante. Chi scrive deve confessare che, influenzato dalle scarse letture cui si ha accesso sulla geopolitica del Pakistan (qualche titolo in lingua inglese o francese da decenni, uno solo in lingua italiana, il dettagliato Af-Pak. La sfida della diversità di Francesco Brunello Zanitti, uscito ormai nel 2014 per Fuoco Edizioni) poco sapeva dei dibattiti interni alla classe paese e alle sue stesse forze di sicurezza, alle loro dottrine ed elaborazioni. Ero convinto, prima di leggere la parte conclusiva del testo dello studioso sardo, che il paese dell’Asia Sud-Orientale ospitasse una sorta di neolitico con l’atomica, diviso tra barbuti fanatici ululanti e sconci trafficanti di eroina, puro succube dei progetti imperialistici americani nella regione. Il libro di Daniele mi ha spiegato le complessità di un paese intero, mi ha insegnato, informato e fatto apprendere: un testo che non posso che consigliare per la biblioteca dello studioso come dell’appassionato.

Si è laureato in Economia presso l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano nel 2011. Dopo un’esperienza di cooperazione in Egitto durante le elezioni parlamentari dello stesso anno, inizia a collaborare con diverse riviste di Studi internazionali («Affari Internazionali», «Eurasia», «ISAG – Geopolitica» e altre). Si occupa di storia ed economia politica nonché di strategia e affari militari con un forte focus sul mondo arabo e islamico e sullo spazio post–sovietico, sia come analista che come appassionato viaggiatore.

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