La vendetta di Foscolo: il contrappasso degli anti-italiani
«Potrò io vedermi dinanzi agli occhi coloro che ci hanno spogliati, derisi, venduti, e non piangere d’ira?»
Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, 11 ottobre 1797
L’Italia ha raggiunto solo nel 1861 l’unità politica. Molteplici ne sono state le cause attardanti ed impeditive.
Indaghiamo quale sia stata la sorte riservata ai più decisi avversari del nostro Paese.
In questo breve viaggio immaginario, il vindice Ugo Foscolo[1](1778 – 1827), tradito negli ideali più alti di libertà politica[2], sarà guida e nume tutelare prescelto per rendere giustizia all’Italia dei torti subiti ad opera dei tanti meschini, termine qui usato nel senso siciliano.
La “vendetta di Foscolo” è un piatto che la Storia si incarica di servire agli anti italiani e agli alleati sleali: inesorabilmente sono prede del dio Chronos.
Essere anti-italiani porta una sfortuna galattica. È solo questione di tempo: funesta prima o poi arriva.
Sia avvertito il paziente lettore che qui si sta celiando.
Iniziamo con l’araldo dell’anti italianità, camuffata dall’ideologia rivoluzionaria, esportata sulla punta delle baionette.
Napoleone Bonaparte (1769 – 1821), oltre il titolo di Tiranno[3], si guadagnò anche quello di Generale di eserciti di spogliatori di chiese e di razziatori di opere d’arte, grazie al cui saccheggio il Louvre, già Musée Napoléon[4], è il più grande museo italiano al mondo. Il francese col Trattato di Campoformio barattò il sestiere di Sant’Elena, inteso come una parte per il tutto. Terminò in perfetta nemesi i suoi giorni sull’Isola di Sant’Elena. Meschino!
Il Principe Klemens von Metternich (1773 – 1859), secondo il quale l’Italia era solo un’espressione geografica[5], conobbe l’amarezza dell’esilio londinese, per poi tornare tra i suoi come una Cassandra di sventure. L’uomo che ebbe in mano i destini dell’Europa, morì inascoltato di crepacuore e senza potere. Meschino!
Napoleone III, (1808 – 1873), eroe di taciute riserve mentali, rispettò la metà dei gli obblighi assunti a Plombieres, ma pretese da Cavour per intero la Savoia e il Nizzardo. L’Imperatore dei Francesi, nella Terza Guerra di Indipendenza, come mediatore fazioso, negò all’Italia il Tirolo. Contribuì a regalare all’Italia la Quarta Guerra di Indipendenza, ovvero la Prima Guerra Mondiale.
La fatale “vendetta di Foscolo” colpì Sua Altezza Imperiale, che conobbe la bruciante sconfitta di Sedan. Fu fatto prigioniero dai prussiani. Detronizzato, cessò di vivere in esilio. Meschino!
Jules Ferry (1832-1893), Primo Ministro francese, gran colonialista e autore dello Schiaffo di Tunisi, subì due attentati. Le complicazioni seguite alla ferita del secondo gli furono fatali. Meschino!
Gli ostili Alleati della Conferenza di Versailles del 1919 furono attinti anche loro dalla forza cosmica della “vendetta di Foscolo”.
Destino baro per il Presidente Francese Georges Clemenceau (1841 -1929), che pur aveva vinto la Guerra Mondiale. Tuttavia aveva suscitato la “vendetta di Foscolo”, in quanto aveva negato all’Italia le terre, (neppure proprie!), che erano state promesse nei Patti di Londra del 1915 e soprattutto aveva minimizzato l’importanza dell’intervento militare italiano a fianco della Triplice Intesa. Giunse persino a dubitare della rappresentatività del Presidente del Consiglio italiano, Vittorio Emanuele Orlando. Clemenceau fu sconfitto alle presidenziali del 1920 e si ritirò a vita privata. Meschino!
Il Presidente statunitense Woodrow Wilson (1856 – 1924) bellamente non si sentiva vincolato dai Patti di Londra, relativi all’entrata in guerra dell’Italia a favore della Triplice Intesa, quasi che quella italiana fosse stata una partecipazione bellica per spirito decoubertiniano. Nel settembre 1919 Wilson fu colpito da un ictus, che lo rese severamente invalido allo svolgimento delle funzioni presidenziali. Meschino!
Il Primo Ministro inglese David Lloyd George (1863 – 1945), fu sodale di Clemenceau a Versailles. Perse le elezioni del 1923. La sconfitta segnò il suo declino politico. Meschino!
Adolf Hitler (1889 – 1945), dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, invase l’Italia. Si suicidò nel bunker di Berlino il 30 aprile 1945.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, un fuggiasco ed esportatore clandestino di capitali della Banca d’Italia verso gli Stati Uniti, avvezzo sin da giovane alla bella vita col denaro straniero e in buoni rapporti epistolari col nemico inglese, fu passato per le armi a Giulino. Meschino!
Un beneficiario di una assicurazione-vita dei londinesi Lloyds, nonché sensale abusivo di mappe di giacimenti petroliferi, diede un contributo essenziale alla fine del suo casato. Senza parole!
In tempi più recenti, il meschino Richard Nixon (1913 – 1994), dopo essersi dimesso dalla presidenza degli Stati Uniti, non fu processato per lo scandalo Watergate, solo perché graziato da Gerald Ford, suo successore alla Casa Bianca. Nixon approvò in toto la politica estera del potente Segretario di Stato Henry Kissinger, particolarmente duro verso Aldo Moro.
Appena l’altro ieri, nel 2011 si è combattuta in Libia una sciagurata guerra per defenestrare Gheddafi e ridimensionare fortemente l’italiana ENI.
I protagonisti di quell’avventura infelice sono finiti tutti in disgrazia.
Alle elezioni del 2012 il Presidente francese in carica, Nicolas Sarkozy, massimo promotore di quella scelleratezza, fu sconfitto da Francois Hollande. Ha poi conosciuto le patrie galere. Meschino!
Il primo ministro inglese, David Cameron, ha abbandonato la vita politica nel 2016, dopo il referendum sulla Brexit, e fu giudicato responsabile dalla Camera dei Comuni della fallimentare campagna di Libia. Meschino!
Hillary Clinton, all’epoca dei misfatti libici era Segretario di Stato. Consapevole della validità delle ragioni italiane per evitare la distruzione della Libia, sull’argomento ha poi versato inutili lacrime di coccodrillo. È stata sconfitta nel 2016 da Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Meschina!
L’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulla guerra libica non ebbe il coraggio di puntare i piedi e di assumere una posizione netta, decisa e chiara, anche a costo di andare contro Sarkozy e di giocare la carta del veto nella NATO.
Il Cavaliere è stato disarcionato dalla guida del Governo nel novembre del 2011. È stato anche processato. Oggi guida un partito lontano dai fasti elettorali che furono. Ha così segnato il suo crepuscolo politico. Meschino!
Dmitry Medvedev nel 2011 era Presidente della Russia. Fu convinto da Joe Biden, vice presidente USA, a non opporsi alla no-fly zone decisa dall’ONU sulla Libia. Putin ha licenziato Medvedev da Primo Ministro nel 2020. Oggi è solo il vice di Putin nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. Meschino!
Questa ricostruzione parziale è stata chiaramente e dichiaratamente un’amenità.
Nondimeno si può concludere che i politici Predestinati Manifesti non esistono, se non nelle proprie fantasie oniriche, e che i leader impettiti dall’eccezionalismo, spesso, non sono altro che intollerabili nani arroganti dai piedi di argilla, adusi a giganteggiare coi piccoli Paesi.
Di fronte a leader internazionali che si atteggiano a minacciosi e ricattatori guappi (sovente di cartone) bisogna essere bravacci veri, pronti a colpire duramente, ma con accorto e impeccabile stile, senza cadere in facili provocazioni.
Chi pecora si fa, il lupo se la mangia: l’affidamento è quanto di più sbagliato, ingenuo e deleterio possa darsi nelle Relazioni Internazionali. Mettersi nelle mani altrui equivale a non perseguire una propria politica internazionale a tutela dei precipui interessi nazionali.
Al pari di altri leader che hanno trasformato i Palazzi del potere in luoghi di piacere, Berlusconi non passerà alla Storia per le storielle di alcova. Sarà ricordato per aver prima firmato, indi violato un Trattato di Amicizia con Gheddafi, salvo ricevere la mercede di spettanza da Monsieur Sarkozy e da Frau Merkel, ovvero lo sfratto da Palazzo Chigi.
Un leader che non sa rispondere per le rime, è un leader inadatto e dannoso per il proprio Paese, perché lo volge sulla brutta china del declino.
In Politica Estera non esistono amici. Un nemico dichiarato è più stimabile di un falso alleato. È da questi ultimi che in primo luogo bisogna guardarsi le spalle.
De Gaulle ha fatto tanta retorica propagandistica sulla “pugnalata” ricevuta dal dittatore Mussolini, ma attribuita all’Italia tutta, benché gli Stati Maggiori francesi avessero aggiornato e riaggiornato più volte nel corso degli anni Trenta i piani di invasione dell’Italia.
E quella inferta alla Libia da Sarkozy & C. cos’è? È un caso di double standard?
Lasciando da parte il realismo delle grandi potenze, non sempre in grado di spiegare tutte le dinamiche internazionali, per una media potenza come l’Italia è meglio essere soli per opzione etica, piuttosto che associarsi internazionalmente in un pactum sceleris. Nella migliore delle ipotesi si perderà di credibilità internazionale. Nella peggiore non si sarà affatto considerati per mancanza di rispetto.
Le scelleratezze internazionali marchiano per molto tempo le grandi potenze. Figuriamoci le scempiaggini delle medie!
L’ultima parola sia lasciata all’aedo Foscolo con l’ode del 1797 “A Bonaparte liberatore”: «per far che i secoli tacciano di quel Trattato che trafficò la mia patria, insospettì le nazioni e scemò dignità al tuo nome.»
[1] Enzo Neppi. Amore, famiglia e nazione in Foscolo. Cadmo, Giornale Italiano di Pedagogia Sperimentale, Franco Angeli, 2012, Foscolo e la ricerca di un’identità nazionale, XXIV (1-2), pp.7-26. ⟨hal-01141261⟩
[2] Ugo Foscolo, A Bonaparte liberatore (1797)
[3] Ugo Foscolo, ultime lettere di Jacopo Ortis, Lettera del 17 marzo 1798
[4] Veronica Gabbrielli, Patrimoni contesi. Gli Stati italiani e il recupero delle opere d’arte trafugate in Francia. Storia e fonti (1814-1818), Polistampa, Firenze, 2009
[5] L’espressione è contenuta in una lettera di Klemens von Metternich del 2 agosto inviata al conte Dietrichstei