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Braccio di ferro globale tra Cina e Usa: il parere di Giuseppe Gagliano

Giuseppe Gagliano (Como, 20 marzo 1969) è un filosofo della politica e uno studioso di intelligence economica e geopolitica, Presidente del Centro Studi Strategici Carlo de Cristoforis da lui fondato nel 2011. Collaboratore di diverse testate cartacee e digitali, Gagliano è il massimo esponente italiano della Scuola di guerra economica francese di Christian Harbulot, fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege) di Parigi e si occupa dello studio e della divulgazione dei temi dell’intelligence economica. Sua ultima fatica è il testo “Guerra economica. Stato e impresa nei nuovi scenari internazionali”,scito per le edizioni GoWare. È senza dubbio il maggiore esperto italiano in materia e lo abbiamo incontrato per porgli alcune domande.

Osservatorio Globalizzazione: Professor Gagliano, i cinesi hanno di recente diffuso le immagini del nuovo caccia di quinta generazione J20 definendolo operativo e pronto alla competizione con gli F22 ed F35 americani. In realtà, al di là dell’operazione di “guerra psicologica” per mostrarsi più forti di quanto non siano davvero, pare proprio che l’industria cinese non sia in grado di produrre motori a reazione anche solo pari e meno che mai superiori a quelli russi (per non tacere di quelli occidentali), e che il J20 sia molto lontano dall’essere pronto per sfidare i suoi omologhi a stelle e strisce.
In quali settori tecnologici la Cina può dirsi al passo con Europa e Stati Uniti, in quali addirittura più avanzata e in quali altri molto più arretrata? 

Giuseppe Gagliano: Allo stato attuale la Cina rappresenta un pericolo per gli USA sul fronte della tecnologia legata alla intelligenza artificiale (IA), al 5G e ai semiconduttori.

Osservatorio Globalizzazione: Tornando all’esempio del caccia J20: l’operazione psicologica cinese ha funzionato o è stata addirittura controproducente? È possibile che il Pentagono, pur sapendo che i cinesi siano molto più indietro, ne ingigantisca la minaccia per ottenere ulteriori fondi dai propri decisori politici utilizzando proprio la propaganda cinese?

Giuseppe Gagliano: Certamente. D’altronde ,durante la Guerra Fredda sia gli USA che l’Urss hanno giocato al rialzo per incrementare i profitti della industria militare ma anche per implementare la crescita tecnologica e il budget dei servizi di sicurezza. Ma sono d’altronde strategia ampiamente note sul piano storico.

Osservatorio Globalizzazione: Sul finire degli anni ’80 gli studiosi ventilavano il superamento degli USA da parte del Giappone, sul finire del decennio successivo fu il turno della UE e quindi, nei tardi 2000, si parlò dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Suda Africa). Nessuno di questi sorpassi ha mai avuto luogo ma parecchie fortune letterarie sono state costruite sull’allarmismo – come d’altro canto sull’estremo opposto, il canto della “fine della storia” e trionfo dell’“uomo occidentale”. Il “Pericolo Giallo” cinese paventato oggi esiste o no? 

Giuseppe Gagliano: La guerra psicologica posta in essere durante la guerra fredda e durante la crescita nipponica( si legga a tale proposito il rapporto redatto dalla CIA dal titolo Japan 2000) è servita anche a salvaguardare l’ egemonia americana economica ed , in particolare, il primato tecnologico dual use.Allo stato attuale la Cina rappresenta , nel contesto della guerra economica, un competitore pericolosissimo soprattutto per gli Usa ,ed in particolare, nello scacchiere africano.

Osservatorio Globalizzazione: In questa corsa a due tra Stati Uniti e Cina – che sul piano puramente militare diventa una corsa a tre con l’aggiunta della Russia – che carte ha da giocare l’Europa se non per competere almeno per sopravvivere? E l’Italia?

Giuseppe Gagliano: Il nostro Paese deve sfruttare tutte le opportunità che, sotto il profilo economico, la Cina le offrirà salvaguardando il suo interesse nazionale attraverso un articolato sistema di intelligence economica – superando in tal modo la sua ortodossia atlantica che pone limiti molti alti alla sovranità del nostro Paese -che sappia anticipare, limitare e contrastare sia il soft power cinese che lo spionaggio cinese a carattere tecnologico. L’Europa dovrà implementare il suo scambio commerciale con la Cina – in questo senso si stanno muovendo Francia e Germania-sia per ridimensionare la sua dipendenza dagli Usa sia per sfruttare la crescita economica cinese a proprio vantaggio senza tuttavia mai dimenticare che la proiezione di potenza cinese – come quella russa -ha anche come scopo quello di utilizzare l’Europa per ridimensionare l’ egemonia americana. La politica estera non solo deve essere a geometria variabile ma deve essere in grado di giocare su più tavoli non dimenticando mai che ogni equilibro di potere è precario.

Serie di articoli sulla Cina

– “Il braccio di ferro globale tra Usa e Cina”, intervista di Amedeo Maddaluno a Giuseppe Gagliano (https://bit.ly/2SA1bHF)

– “Caso Huawei e terre rare” di Luca Agutoli (https://bit.ly/2SjlCK9)

– “Cina e Usa: la guerra dei cavi” di Giuseppe Gagliano (https://bit.ly/38hZF3J)

– “La sfida geostrategica dell’Artico” di Daniele Perra (https://bit.ly/2SyXKkG)

– “Sulle rotte della Nuova via della seta”, intervista a Diego Angelo Bertozzi (https://bit.ly/3bvIyxa)

– “Una Brexit a trazione cinese?” di Verdiana Garau (https://bit.ly/31QSlK4)

– “Hong Kong e Tienanmen: 30 anni (e non solo) di distanza” di Andrea Virga (https://bit.ly/2OJW1b7)

– “Bolsonaro e la Cina, svolta geopolitica o necessità?” di Daniele Perra (https://bit.ly/3bnx0MF)

– “Il grande gioco militare di Cina, Russia e Usa”, intervista di Verdiana Garau a Paolo Mauri (https://bit.ly/2OI4taE)

– “Il caso Soleimani e la nuova guerra fredda Cina-Usa” di Salvatore Santoru (https://bit.ly/2HaN7PG)

– “Complotti e paure sul #coronavirus” di Aldo Giannuli (https://bit.ly/2tNloS9)

– “Cina-Usa: la battaglia dei giganti” di Andrea Muratore (https://bit.ly/37fKuXp)

Clicca qui per leggere tutte le interviste realizzate dall’Osservatorio Globalizzazione.

Si è laureato in Economia presso l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano nel 2011. Dopo un’esperienza di cooperazione in Egitto durante le elezioni parlamentari dello stesso anno, inizia a collaborare con diverse riviste di Studi internazionali («Affari Internazionali», «Eurasia», «ISAG – Geopolitica» e altre). Si occupa di storia ed economia politica nonché di strategia e affari militari con un forte focus sul mondo arabo e islamico e sullo spazio post–sovietico, sia come analista che come appassionato viaggiatore.

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