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Le radici medievali dell’economia moderna

Medioevo Economia

Le radici medievali dell’economia moderna

Il declino e il crollo dell’Impero Romano portarono al collasso l’intera struttura economico-sociale edificata nel corso dei secoli dalla Res Publica. L’inizio del Medioevo portò nei secoli successivi allo sviluppo di un periodo storico fortemente caratterizzato da una vitalità interna che consentì di riassorbire in parte i traumi causati dalla caduta di Roma. In un primo momento, la scomparsa delle grandi città, il declino delle reti viarie e il crollo degli scambi fece recedere lo spazio d’azione delle economie monetarie; la disunità politica proseguì per lungo tempo. I Franchi riscoprirono l’idea di unità sotto il regno di Carlo Magno, che da un lato unificò i popoli a lui soggetti sotto l’idea del Sacro e, dall’altro, impose la prima riforma monetaria della storia successiva alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Carlo Magno, a fine VIII secolo, definì la lira come principale unità di conto (400 g, una libbra cioè, d’argento), dividendola a sua volta in 20 soldi, a loro volta formati ciascuno da 12 denari, imponendo il sistema duodecimale rimasto in vigore nel Regno Unito sino al 15 febbraio 1971.

La lira non fu quasi mai coniata, dato che il suo valore superava quello di qualsiasi scambio reale: a entrare in circolazione furono soldi e denari. La frammentazione dell’economia aveva portato alla nascita di numerose entità molecolari separate, su cui in seguito si innesterà il feudalesimo medievale, sistema in cui la circolazione di monete rimase sostanzialmente ridotto. Il limite dell’espansione carolingia fu dettata essenzialmente, sul fronte orientale, dalla fine dell’esistenza di una precedente installazione infrastrutturale romana nei pressi dei fiumi Elba e Morava. L’Impero di Carlo Magno, destinato a parcellizzarsi nei feudi localizzati su aree più piccole, si stendeva su un territorio geograficamente complesso, ma al cui intero le diverse comunità iniziarono a intrattenere nuove relazioni economiche. Il confine tra Impero e “Est” darà inizio a una separazione economica, politica e sociale, avviando processi destinati a perdurare nei secoli. Il feudalesimo, insidiato dalle invasioni di popoli esterni nei secoli a venire e dai continui conflitti locali, iniziò in seguito a ricoprire una funzione autodifensiva; i signori offrivano ai contadini protezione in cambio di lavoro. La servitù della gleba, di fatto, divenne col tempo uno stato di cose necessario a mantenere un equilibrio sicuramente sbilanciato ma preferito da tutti gli interessati alla sua fratturazione, potenziale causa di disastri per le comunità feudali. La maglia feudale garantì un minimo livello di “serenità” e contribuì a lenti progressi materiali, innovazioni e aumenti della produttività dei territori. Accumulazione di conoscenza e pressione demografica garantirono lo sviluppo di invenzioni tecniche o pratiche come l’aratro pesante, molto resistente, o la rotazione delle colture.

A spezzare l’equilibrio contribuì la crescita demografica, che rendeva meno necessario il mantenimento di stretti rapporti servo-padrone: numerose regioni d’Europa videro la nascita di città libere esterne alla maglia feudale, molte delle quali furono dall’inizio dedite al commercio, di cui furono un volano di sviluppo.

A Oriente, invece, una varietà geomorfologica molto più ristretta portò a uno sviluppo diverso del sistema economico: in Russia, ad esempio, la struttura feudale si mantenne fino al XIX secolo inoltrato.

L’aumento della popolazione, la maggior disponibilità di risorse nutritive e l’allentamento della maglia feudale portò a cambiamenti della struttura dominante nell’Europa medievale. Il feudo come “necessità” venne meno; i contadini iniziarono a lasciare le zone natali, e si assistette a una rinascente urbanizzazione in zone costiere, valli ecc. Al tempo stesso si allargò la maglia dell’autoconsumo; il settore primario, anche in Italia, restò prevalente per secoli.

In Europa si svilupparono importanti flussi commerciali, che in Italia coinvolsero soprattutto la Lombardia e il Veneto. Le prime forme di politiche dei comuni furono caratterizzate dall’intervento di persone dotate di status sociale paritario, di un popolo non più esclusivamente privilegiato di artigiani e manifatturieri, i cui modi di produzione acquisirono legittimazione. Le repubbliche marinare italiane furono l’esempio più emblematico del nuovo corso storico-economico. La loro configurazione sociale era molto simile a quello che consentirà gli inizi della Rivoluzione Industriale in Inghilterra, dato che gli interessi economici detenevano una profonda influenza sulla politica attiva. Nelle repubbliche marinare e nei comuni si ruppero per la prima volta gli schemi tradizionali del potere feudale, con il suo complesso di ideali e contraddizioni.

La visione del mondo favorita dalla presenza della cultura religiosa giudaico-cristiana garantì un riferimento comune alle nuove realtà. La religione cristiana veicolava una mentalità acquisitiva, centralizzando l’uomo e il suo ruolo nel mondo. L’uomo è visto al centro in quanto accondiscendente, in quanto operante: l’orizzonte della Salvezza eterna passa per le opere terrene, attraverso l’azione. Il Cristianesimo fu una rivoluzione antropocentrica di straordinaria importanza, che consentiva all’uomo di accrescere il proprio valore.

Tutta la tendenza moderna alla ricerca, all’innovazione, allo sviluppo riflette il cambio di mentalità, riflette il senso originario del tendere a un’ideale superiore, a un valore superiore. La religione cristiana introdusse un’idea dirompente di causa-effetto, di mezzi per un obiettivo: tutta la logica capitalistica moderna è inficiata della radice cristiana dell’Occidente. Questa fu la grande differenza tra l’Europa, con la sua mentalità, e l’Oriente, ai tempi del Medioevo più avanzato dell’Occidente: nella visione antropocentrica del Cristianesimo, la natura è a disposizione dell’uomo, che su di essa può agire, così come l’idea positiva della possibilità di un miglioramento continuo della condizione soggettiva. La Chiesa si diede una forma istituzionale, dotata di una potenza economica profondamente radicata in tutta Europa e di una forza culturale e politica straordinaria. La Chiesa comprese il ruolo del denaro nella realtà a lei coeva, operando con un ruolo di collante nelle istituzioni comunali dell’Italia centro-settentrionale, della Germania della Lega Anseatica e nelle Fiandre. Dove l’attività economica non era altrettanto vivace, la Chiesa rimase in ogni caso legata a una mentalità più conservatrice.

Gli scambi operati dalle repubbliche marinare contribuirono a contatti proficui con tutto il bacino del Mediterraneo e contribuirono allo sviluppo tecnologico dell’Europa: un contabile pisano dislocato in Algeria, a fini didattici per l’educazione del figlio, insegnò a quest’ultimo la matematica araba, consentendogli di esportare in seguito in Italia il sistema aritmetico posizionale. Questo giovane era Leonardo Fibonacci, la cui celebre sequenza divenne uno dei pilastri della matematica e dell’economia moderne a seguito della pubblicazione del Liber Abaci nel 1202. Dopo Pisa, a inizio XIII secolo fu Genova, città senza retroterra e priva di proiezione agricola, a divenire il motore dello sviluppo economico e tecnico dell’Europa. Le repubbliche marinare coniarono le prime monete d’oro dopo la caduta di Roma, scegliendo in maniera azzeccata di stabilire una quantità d’oro comune. L’accelerazione della crescita degli scambi e la carenza di metallo pregiato favorì la nascita delle prime note di cambio. Essa, assieme al numero, fu una straordinaria innovazione nel mondo dell’economia medievale. Anche la partita doppia, poi sistematizzata dal veneziano Luca Pacioli, fu un’innovazione di matrice genovese. La nuova mentalità dominante, insomma, portò con sé la tendenza alla quantificazione, alla volontà di misurare la natura: l’approccio dell’uomo alla realtà cambiò radicalmente. Lo zeitgeist del Rinascimento nasce direttamente dal nuovo approccio occidentale al mondo, incentrato sul motto “Defendit numerus” (“il numero [il dato] dà sicurezza”) di Giunio Giovenale.

L’uomo che dal Medioevo inizia a passare nella modernità, cominciò a acquisire una mentalità finalizzata agli interventi, al cambiamento della natura. L’uomo, interferendo con la realtà, smette di guardare, immaginare e pensare, ma agisce. Nuovi strumenti tecnici per misurare il mondo fecero la loro comparsa. Ma la rivoluzione antropologica sarebbe stata la maggiore conseguenza del sistema-mondo medievale: le società d’Europa iniziarono a pensare, pienamente, in termini economici. Ma non mancarono mai di pensare a un’economia sostenibile e centrata, a suo modo, sul fattore umano. Solo la cesura protestante del XVI secolo contribuì a far sì che dall’individuo si passasse all’individualismo, dalla società dei mercati e delle relazioni, gradualmente, al capitalismo nella sua forma più moderna e, a suo modo, fonte di esternalità sociali controverse.

Bresciano classe 1994, si è formato studiando alla Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali della Statale di Milano. Dopo la laurea triennale in Economia e Management nel 2017 ha conseguito la laurea magistrale in Economics and Political Science nel 2019. Attualmente è analista geopolitico ed economico per "Inside Over" e "Kritica Economica" e svolge attività di ricerca presso il CISINT - Centro Italia di Strategia e Intelligence.

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