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Leslie Groves: da West Point al Progetto Manhattan

Leslie Groves

Leslie Groves: da West Point al Progetto Manhattan

Scienza e politica, mai come questi mesi la riflessione sul rapporto tra le due è attuale e allora proponiamo questa settimana il ritratto di Leslie Richard Groves, il luogotenente ingegnere dell’esercito statunitense che fu incaricato di dirigere il Progetto Manhattan, tenendo i rapporti tra politica, ambiente militare e comunità scientifica.

Groves nacque ad Albany (NY) il 17 agosto 1896, terzo figlio Leslie Richard Groves Senior, cappellano militare dell’Esercito degli Stati Uniti. L’infanzia di Groves fu caratterizzata dalla frequentazione dell’ambiente militare a seguito del padre: Vancouver, Minnesota, New Jersey, Fort Apache (in Arizona) e poi nel 1911 a Fort Harrison nel Montana e fu qui che si preparò per entrare all’Accademia militare di  West Point, grazie ai corsi del tenente (e poi futuro generale) Edmund Gregory, diplomandosi in seguito, sempre seguendo il padre, alla Queen Anne di Seattle. Per un anno, avendo fallito il primo test di ingresso a West Point, frequentò ingegneria civile al MIT ritentando con successo l’anno dopo l’ingresso in accademia (1916). Se nell’atmosfera civile Groves non eccelleva, l’ambiente militare, a lui più familiare, lo fece diventare uno dei migliori ingegneri di West Point (quarto come rendimento in Accademia e primo nella specializzazione in ingegneria).

Raccomandato dai suoi stessi superiori, ebbe il primo incarico di comando nel 1922 alla Hawaii, dove progettò e diresse la creazione di una difficile strada di montagna tra Kahuku a Pupukea, di 3,5 km in 37 giorni, ricevendo un encomio. Dopo un brillante periodo in Texas, ebbe tempi duri nel Delaware: un ponte da lui progettato crollò e nel tentativo di rompere il ghiacchio di un fiume, per prevenire eventuali future disastrose inondazioni, con esplosivi della Prima guerra mondiale, morì il suo primo sergente e lui stesso fu ferito. Ci furono due commissioni interne dalle cui indagini Groves uscì pulito: infatti la colpa fu dimostrata essere di materiali deteriorati forniti dall’Esercito e da negligenze in fase di costruzione e non di progettazione. Nel 1929 fu assegnato al 29° battaglione provvisorio degli ingegneri e prese parte all’indagine sul canale inter-oceanico in Nicaragua. In quella circostanza sovrintese al ripristino della rete idrica di Managua, in seguito al devastante terremoto del 1931 e alla ricostruzione di gran parte della città. L’ottimo lavoro gli valse, sempre nel 1931, la nomina all’Ufficio del Capo degli Ingegneri (OCE) a Washington. Facendo la spola tra Washington e Managua, si creò quella rete di contatti con politici e scienziati che gli sarebbe stata cruciale per dirigere il Progetto Manhattan e la costruzione del Pentagono: infatti durante il periodo 1931-1934 è responsabile del settore ricerca e sviluppo della Sezione Rifornimenti, progettando il programma LOCATOR, un sistema che permetteva ai puntatori di agganciarsi e tracciare gli aerei in arrivo per consentire un fuoco accurato delle difese antiaeree.

Divenuto Capitano nello Stato Maggiore, l’occasione di emergere nelle alte sfere gli venne offerta nel 1940: con la guerra in Europa che infuriava anche gli USA dovevano risistemare i loro apparati e grazie al generale Gregory, sua vecchia conoscenza, gli fu assegnata la direzione della costruzione di nuove strutture che soddisfacessero la necessità di arruolamento e addestramento di una notevole quantità di reclute.

Visionava personalmente molti dei progetti, trascorreva molto tempo in situ e si confrontava tanto coi militari che coi civili, avendo da curare anche la creazione di industrie in collaborazione con i civili, per la fabbricazione di munizioni. Fu promosso colonnello e successivamente maggiore. Venne scelto poi nel 1941 come Supervisore Generale per la costruzione del nuovo Quartier Generale del Dipartimento di Guerra, il Pentagono: l’immenso edificio (il più imponente complesso di uffici del mondo), 600000 mq su 5 piani, fu completato in 15 mesi, il 15 gennaio 1943. Fu proprio in questi anni che Groves entrò in contatto con l’ingegnere civile Vannevar Bush, che presiedendo l’Ufficio per la ricerca e lo sviluppo in ambito scientifico aveva consigliato a Roosevelt un imponente programma a direzione statale e militare di tutti quei progetti che, a seguito della lettera Einstein-Szilard, consegnatagli da Alexander Sachs nel 1939, il governo stava già seguendo sulla fissione dell’uranio e sulla pila atomica. Nelle idee di Bush, un programma militare avrebbe consentito una direzione centrale univoca, una organizzazione cadenzata dei lavori, una segretezza maggiore (gli USA ben sapevano che anche i nazisti stavano lavorando alla fissione) e una minore difficoltà a reperire il prezioso e raro uranio. Era il luglio del 1942. Groves all’inizio non fu scelto per la direzione del Progetto, malgrado fosse stato lui a scegliere il nome (a Manhattan vi era il quartier generale del suo predecessore, il colonnello Marshall) sperando in un incarico oltremare, ma poiché i primi mesi della gestione di Marshall si erano dimostrati insoddisfacenti, Bush, desideroso di una direzione più vigorosa, propose Groves nell’autunno del 1942. E il maggiore, promosso ora Brigadiere Generale, pur rimanendo formalmente supervisore del Pentagono (anche per non attirare l’attenzione) si occupò personalmente di molte cose: rintracciare gli scienziati e convincerli (Rabi, Fermi, Oppenheimer, Teller; Feynman, Ulam, Urey, Bradbury), coordinare i laboratori di ricerca affiliati, le miniere, le fabbriche, i 200 e più appaltatori; scegliere il sito insieme a Oppenheimer, che lui aveva scelto come direttore scientifico del progetto per la creazione dell’ordigno a fissione, per l’implementazione della bomba atomica. Il sito scelto fu Los Alamos, nel Nuovo Messico: un altipiano difficilmente raggiungibile, isolato e atto ad esperimenti rischiosi e di grosso impatto. Non essendo alieno alle tematiche scientifiche, aveva capito che un progetto di quel tipo richiedeva una comunità di scienziati che agisse in maniera sincretica e coordinata e un approccio integrato delle varie discipline coinvolte (fisica, chimica, ingegneria, matematica, metallurgia, balistica ecc…):  dirigere un laboratorio come Los Alamos significava anche dirigere persone con visioni e idee differenti. L’approccio autoritario di Groves e la cultura di Oppenheimer si rivelarono un modello vincente in un periodo di tappe forzate e tempi contingentati.

La vicenda atomica, al netto delle discussioni che qui non interessano, fu un vero successo per Groves che venne insignito della Distinguished Service Medal e della Legion of Merit.

I modi direttivi di Groves non erano più adatti però in tempo di pace: l’atteggiamento autoritario, i continui scontri con la leadership e i membri dell’Atomic Energy Committee (che aveva assunto dopo la guerra la responsabilità del programma civile e militare nucleare), il disprezzo per il protocollo, lo portarono dapprima a dirigere l’Armed Forces Special Weapons Project e poi alle dimissioni dopo un duro confronto con Eisenhower, all’epoca Capo di Stato Maggiore, il 29 febbraio 1948, dopo quasi 30 anni di brillante carriera.

In quell’anno divenne vicepresidente della Remington Rand (azienda di apparecchiature ed elettronica per l’aeronautica e l’esercito), seguendo il settore ricerca e sviluppo. Ritiratosi nel 1961, venne insignito nel febbraio del 1970 dell’Atomic Pioneer Award dal presidente Richard M. Nixon per i suoi contributi allo sviluppo nucleare e alla ricerca durante la Seconda guerra mondiale (insieme a Bush e Conant) e morì per un attacco di cuore, dovuto alla calcificazione della valvola aortica, il 13 luglio 1970.

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Laureato magistrale in Scienze Filosofiche all'Università degli Studi di Milano, è attualmente consigliere comunale nel paese di Cesano Boscone.

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