Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Top

L’America divisa verso l’era Biden

  /  Osservatorio Globalizzazione   /  L’America divisa verso l’era Biden
Biden

L’America divisa verso l’era Biden

Joe Biden vede prossime ad aprirsi le porte della Casa Bianca da presidente eletto degli Stati Uniti e, nonostante Donald Trump punti a ribaltare l’esto delle urne con un complicato ricorso alla Corte Suprema, negli States è già tempo di bilanci dell’esperienza trumpiana e di analisi sul futuro impatto della nuova presidenza.

La vittoria di Biden è notevole considerata la portata del voto, la natura polarizzante del voto e, soprattutto, l’indubbia tenuta della macchina elettorale di Trump che è stata capace di reggere ai problemi legati alla gestione della pandemia e a portare alle urne per il Presidente, secondo le proiezioni, circa 10 milioni di cittadini statunitensi in più di quanti lo sostennero nel 2016. Biden va oltre, riconquista ai dem le roccaforti operaie della Rust Belt, sopporta la riconferma repubblicana in Florida e Ohio, aumenta i consensi nell’elettorato bianco, tiene tra i cattolici, compatta dunque una coalizione elettorale che va oltre il semplice collante dell’anti-trumpismo, troppo spesso lega principale del Partito Democratico.

Ciononostante, la natura divisiva del voto, l’eccessiva focalizzazione sulla natura emergenziale della fase odierna della campagna elettorale dei due candidati, i fatti degli ultimi mesi (pandemia, proteste urbane, tonfo dell’economia) e l’emergere delle contraddizioni della società americana lasciano presagire che a questa vittoria difficilmente seguirà un cambio radicale delle politiche seguite dagli Stati Uniti sul fronte interno e nel mondo.

Predomina tra molti analisti l’idea secondo cui il trumpismo sia stato un accidente bizzarro della storia, quando in realtà si è inserito come fenomeno nel solco del graduale declino relativo degli Stati Uniti in un mondo sempre più multipolare, che gli ultimi tre presidenti (George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump) hanno voluto amminsitrare in forme differenti. Il primo con la guerra al terrore e il compattamento del campo occidentale; il secondo con il leading from behind e un graduale concentramento delle risorse strategiche verso il rivale cinese; il terzo con un unilateralismo radicale in ambito geopolitico, commerciale, diplomatico.

Strategie centrate sul ruolo dell’America nel mondo ma che hanno dimenticato, a lungo, la necessità di venire a patti con le due anime del Paese, diviso tra centro e periferia, metropoli costiere e interno de-industrializzato, Rust Belt e Silicon Valley, idealistica accettazione della globalizzazione e dei suoi effetti e timore per le sue conseguenze più problematiche. Nell’anno in cui la pandemia impone un tributo umano pesantissimo, oltre 230mila morti, segnala le carenze del modello sanitario statunitense e si somma alle conseguenze dal caso George Floyd e all’esplosione di un malessere congenito in un’America divisa si impone come necessaria agli States una riflessione sul loro futuro.

Biden, un insider di Washington

Biden a queste esperienze è trasversale. Come un democristiano italiano di altri tempi, l’uomo politico nativo di Scranotn, Pennsylvania, e per quasi mezzo secolo senatore del Delaware ha attraversato tempi e stagioni. Mutando in certi casi idee (da cattolico conservatore si è aperto al mondo progressista; da fautore di leggi dure contro il crimine ha abbandonato il sostegno alla pena di morte), ma incarnando nella sua continuità il potere di Washington. Biden era a capo del Comitato per gli Affari Internazionali del Senato all’inizio dell’era Bush ed ha accettato l’invasione dell’Afghanistan nel 2001 e votato a favore dell’autorizzazione all’uso della forza contro Saddam nel 2002; da vicepresidente di Obama ne ha avallato diverse manovre politiche, come gli accordi con l’Iran, e seguito svariate illusioni politiche, come quella di mobilitare l’opinione pubblica contro la libera circolazione delle armi, e pur scettico su politiche come l’Obamacare ne è apparso in seguito strenuo sostenitore; di Trump Biden raccoglierà l’eredità dopo aver combattuto quella che negli slogan era una “battaglia per l’anima dell’America”. Un’anima che però, abbiamo visto essere divisa fortemente: e la sfida vera per gli Usa è capire come trovare quella sintesi politica e sociale su cui più volta la tenuta della superpotenza a stelle e strische ha retto.

Biden è in un certo senso la sintesi per eccellenza della politica americana, di quella Washington così vituperata a più riprese da cittadini, opinione pubblica, stampa ma ancora vero centro di definizione degli interessi strategici statunitensi. Un vero e proprio “insider”, lo ha definito il Financial Times, su cui si caricheranno una somma di aspettative politiche tali da rendere necessarie tutte le sue doti di mediatore. Sfida che coinvolgeranno anche l’opposizione repubblicana, specie nel caso in cui dovesse mantenere una decisiva maggioranza al Senato che annacquerebbe le proposte più radicali in materia fiscale e dirittista della sinistra dem ma aprirebbe a quel necessario confronto di idee che i due partiti dominanti della politica americana devono riscoprire per dare risposte al Paese.

I temi del confronto

In primavera, con uno sforzo senza precedenti, il Congresso diviso tra i due partiti ha partorito un colossale piano di stimoli da 2 trilioni di dollari all’economia fiaccata dal Covid-19 e dalle sue conseguenze. Ora, è impensabile che Biden possa apportare incisivi impatti sull’agenda politica del Paese senza cercare di superare il paradigma della presidenza “imperiale” capace di agire tramite ordini esecutivi, azioni unilaterali e strappi che ha contraddistinto i suoi predecessori.

La crisi impone la creazione di nuovi posti di lavoro, il rilancio di produzioni strategiche come i dispositivi medici, la tutela sociale: in un certo senso, Biden ha reso la sua agenda un po’ sandersiana e un po’ trumpiana, sposando nel primo caso politiche come il salario minimo e il rilancio del lavoro e nel secondo caso una tutela delle catene del valore che lascia implicitamente pensare a un futuro contraddistinto da una mancata abolizione totale dei dazi trumpiani. I margini di manovra ci sono, è la narrativa ad essere fortemente inquinata e la fiducia a risultare carente tra i due partiti.

La battaglia di Biden per l’anima dell’America non potrà esser vinta in solitaria: questa grande polarizzazione, che ha avuto in Trump la sua più grande conseguenza piuttosto che una causa, chiede risposte in tempi brevi, principalmente attraverso la concessione della possibilità di sicurezza sociale, economica e occupazionale a quelle fasce (minoranze etniche in primis) e a quelle aree geografiche (l’America profonda) più colpite dalle amnesie di un’America orgogliosa e prorompente sul piano globale per le sue debolezze interne.

Bresciano classe 1994, si è formato studiando alla Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali della Statale di Milano. Dopo la laurea triennale in Economia e Management nel 2017 ha conseguito la laurea magistrale in Economics and Political Science nel 2019. Attualmente è analista geopolitico ed economico per "Inside Over" e "Kritica Economica" e svolge attività di ricerca presso il CISINT - Centro Italia di Strategia e Intelligence.

Post a Comment


доступен плагин ATs Privacy Policy ©

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Questo sito fa uso di cookie, file di testo che vengono registrati sul terminale dell’utente oppure che consentono l’accesso ad informazioni sul terminale dell’utente. I cookie permettono di conservare informazioni sulle preferenze dei visitatori, sono utilizzati al fine di verificare il corretto funzionamento del sito e di migliorarne le funzionalità personalizzando il contenuto delle pagine in base al tipo del browser utilizzato, oppure per semplificarne la navigazione automatizzando le procedure ed infine per l’analisi dell’uso del sito da parte dei visitatori. Accettando i cookie oppure navigando il sito, il visitatore acconsente espressamente all’uso dei cookie e delle tecnologie similari, e in particolare alla registrazione di tali cookie sul suo terminale per le finalità sopra indicate, oppure all’accesso tramite i cookie ad informazioni sul suo terminale.