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Conte, Casalino e l’era degli spin doctor

Conte, Casalino e l’era degli spin doctor

Studiosi di teoria politica, analisti della comunicazione istituzionale e strateghi del marketing credo debbano tenere in considerazione e approfondire il ruolo di Rocco Casalino nella costruzione della comunicazione istituzionale del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

L’ex concorrente del Grande Fratello divenuto spin doctor dei Cinque Stelle prima e di Palazzo Chigi poi in circa due anni è riuscito nell’autentico capolavoro di separare la figura del presidente del Consiglio dal resto del mondo istituzionale. Nel governo Conte I ciò è avvenuto ritagliando uno spazio mediatico e narrativo parallelo a quello che Conte andava costruendosi appoggiandosi alle istituzioni-cardine dello Stato (Quirinale, Vaticano, partecipate pubbliche) a cavallo tra la Lega e Cinque Stelle. Partito vicepremier di due vicepremier, Conte si è guadagnato spazio anche grazie a una comunicazione indubbiamente impeccabile: presenza scenica negli eventi, tono populista “bonario”, narrazione dell’avvocato del popolo, per finire con lo show down di agosto in Senato in cui ha messo al tappeto Matteo Salvini.

Nel governo Conte II, inizialmente, il premier ha provato a presentarsi come organico esponente della nuova maggioranza M5S-PD. Eventi come le elezioni in Umbria, con la rovinosa sconfitta che ne è seguita, hanno portato il capo della comunicazione a riprendere il percorso interrotto: il presidente del Consiglio si è gradualmente staccato, elevandosi questa volta, dai partiti di riferimento della maggioranza. Come entità autonoma, dotato di un consenso maggiore della somma delle anemiche prestazioni dei due partiti nei sondaggi, uomo di establishment e di popolo al tempo stesso. Le interviste ben preparate, i post social tesi a avvicinare l’immagine dell’inquilino di Palazzo Chigi a una prospettiva rassicurante del potere, la dichiarata affermazione del primato della presidenza del consiglio sui partiti di governo si sono sommate e hanno avuto, durante l’emergenza coronavirus, una nuova accelerazione.

Dirette Facebook, conferenze stampa, anticipazioni (a mio parere criticabili) di decreti a mezzo stampa: durante la fase calda dell’emergenza la politica si è fatta necessariamente comunicazione, e Casalino è salito in cattedra. La conferenza stampa del 10 aprile certifica un ulteriore passo in avanti: Conte interiorizza uno dei metodi più importanti dello “spin”, spiegato con precisione da Marcello Foa ne “Gli stregoni della notizia“: il controllo dei frame narrativi della notizia, dell’agenda della narrazione. Al netto di imprecisioni e mezze verità delle dichiarazioni di Conte sul MES, infatti, non c’è dubbio che il Presidente del Consiglio sia riuscito a imporre la narrazione su cui la dialettica politica si evolverà nelle prossime settimane. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, citati direttamente, sono accostati a una campagna critica condotta in maniera troppo spericolata sul solo “fondo salva-Stati“. Pagando per questo il fio degli errori eccesivi commessi nella loro impostazione di propaganda politica delle ultime giornate. E tutto il resto diventa contorno, mentre i maggiori esponenti dell’opposizione vengono chiamati in causa unicamente in relazione alle loro posizioni sul fumoso meccanismo europeo.

In questa crisi Casalino batte la “Bestia” di Luca Morisi (come già accaduto ad agosto) lo spin doctor di Salvini, che si dimostra capace di agire nel migliore dei modi solo in una condizione di controllo dell’agenda: così è stato nel governo Conte I con gli show su ogni barca carica di migranti che arrivava nel nostro Paese, inclusi vascelli delle istituzioni nazionali, o nella prima fase del governo Conte II durante l’ondata di elezioni regionali. Di fronte a un “cigno nero” come il coronavirus alla Bestia viene sottratto il controllo dell’agenda: e si scopre il principio chiave secondo cui troppo spin, alla lunga, danneggia lo spin stesso. Una lezione importante anche per il team comunicativo di Palazzo Chigi, che sul MES ha giocato una carta pesante ma, al tempo stesso, rischiosa, dato che il recente Eurogruppo non si può definire, propriamente, un successo dell’esecutivo.

A perdere, in questo contesto, è la politica: governata dai tempi della comunicazione anche nelle fasi emergenziali, essa diventa narrazione. Il cursus honorum di Casalino, dal GF al G7, forse è un’emblema della problematica condizione istituzionale del Paese in questa fase storica. Ma ricordiamo a tutti, governo e opposizione, che c’è un Paese da tenere in piedi, che gli spin doctor non bastano a salvare. Alle domande quotidiane dei cittadini e dei lavoratori e alle loro incertezze bisogna dare risposta superando al più presto il clima da rissa da saloon.

Bresciano classe 1994, si è formato studiando alla Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali della Statale di Milano. Dopo la laurea triennale in Economia e Management nel 2017 ha conseguito la laurea magistrale in Economics and Political Science nel 2019. Attualmente è analista geopolitico ed economico per "Inside Over" e "Kritica Economica" e svolge attività di ricerca presso il CISINT - Centro Italia di Strategia e Intelligence.

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